Archivio mensile:ottobre 2021

UNA MAMMA ITALIANA NON BUSSA MAI

Le mamme italiane hanno caratteristiche sempiterne. Quando sono al mare, chiamano i figli che stanno facendo il bagno a cinquanta metri dalla riva, urlando a squarciagola il loro nome, senza paura di disturbare nessuno: “TORNA A RIVA, SUBITO!”.

Le mamme italiane, quando hanno preparato il pranzo o la cena, strillano con voce ferma e altissima: “E’ PRONTO!”, e se il figlio non arriva subito a tavola, rincarano la dose: “HAI CAPITO CHE E’ PRONTO?!”.

Si potrebbe sostenere che la madre italiana sia priva di quei soft skill descritti dagli psicologi come necessari per mantenere in buona salute una relazione. La mamma italiana infatti si incazza spesso: se c’è bisogno, fa una bella scenata anche al figlio maggiorenne e poi sbatte fragorosamente la porta di camera sua, manco fossimo in una commedia di Eduardo. 

Vorrei aggiungere un’altra caratteristica tipica della madre italiana: quando deve entrare nella stanza del figlio, anche se la porta è chiusa, non bussa nè tanto meno aspetta la risposta del ragazzo, ma abbassa la maniglia con forza ed entra urlando una delle solite cose: “E’ PRONTO! NON HAI DATO DA MANGIARE AL GATTO! NON HAI PORTATO GIÙ L’IMMONDIZIA!”.

Orbene, mio figlio ha vent’anni ma non ho modificato nessuno dei comportamenti sopra elencati, con il risultato che mi è successo di tornare a casa e, senza pensarci due volte, aprire di botto la porta di camera sua.

L’ho trovato per ben tre volte nudo, intento con la fidanzata in pratiche erotiche, mentre io imbarazzata (ma neanche così tanto) richiudevo subito la porta. In una di queste occasioni, mio figlio, sempre nudo come un verme, si è addirittura buttato addosso alla fidanzata, cercando di coprirne istintivamente la vista da un mostro invadente come me. 

E così, qualche giorno fa, è comparsa una chiave nella sua porta. Non so dove l’abbia trovata, ma ogni volta che la fidanzata si presenta a casa nostro, sento il rumore della chiave che gira nella toppa. 

Per carità, avevo capito che dovevo bussare se tornavo a casa e non sapevo con chi fosse, ma l’ISTINTO DELLA MADRE ITALIANA è quello di non bussare MAI.

E così il poverino si è dovuto difendere da me con quella che specialisti chiamano “Sicurezza fisica”, ovvero vere e proprie barriere all’ingresso.

Mi aspetto presto l’installazione di un antifurto perimetrale in camera sua, che squilli appena mi avvicino alla porta per poi urlare uno dei soliti: “E’ PRONTO!”.
La mia manina tende sempre  a afferrare istintivamente quella maniglia e a spingerla con forza verso il basso, per poi penetrare come una falange macedone nella stanza del mio malcapitato figliolo. 

“NON LO FACCIO PIÙ’, LO GIURO”, mi dico, ma so già che non è vero…

TUTTA COLPA DEL MIO PANETTIERE

Ho fatto questa foto al mio panettiere il 26 marzo 2020. Era iniziato da poco il lockdown funerario – nessun rumore, silenzio totale in città – che sembrava uscito da una serie di Netflix. La pandemia dei film catastrofisti era entrata nelle nostre vite – REALI! – e non si sapeva se saremmo tutti morti il giorno dopo rantolando in un Pronto Soccorso di Bergamo e Milano.

Era vietato uscire di casa, se non per andare UNA VOLTA alla settimana a fare la spesa. Non eravamo ancora così sicuri che non ci sarebbero state interruzioni nella catena dei rifornimenti alimentari. I VIVERI potevano finire, proprio come nelle serie su Netflix. Mi ero procurata qualche scatola di tonno e sardine per sopravvivere, nel caso in cui i supermercati fossero stati assaltati da famiglie affamate (o con la PAURA IMMOTIVATA della fame, peggio ancora).

In quelle giornate fosche e cupe, uscivo quatta tutti i giorni verso mezzogiorno e mezza per andare da Davide, il mio panettiere, l’unico essere umano con il quale potevo parlare (oltre a mio figlio, chiuso in camera sua). Entravamo uno alla volta in negozio: aspettavo composta il mio turno e poi mi infilavo dentro sapendo che avevo solo pochi minuti per scambiare due parole.
Ecco, Davide è un ragazzo molto intelligente e osservava tutto quello che succedeva. Mi piaceva chiacchierare in fretta per quei pochi minuti, anche perchè era un ESSERE UMANO, vivo, col quale potevo interloquire di persona e non su Zoom.

E così, ogni giorno, compravo pane, panini, sfilatini, sfogliatelle, pagnotte e ogni altro ben di Dio in esposizione, guidata anche da una specie di istinto alimentare alla conservazione. Poi tornavo a casa col bottino, ne azzannavo una discreta dose e surgelavo quello che non passava dalla mia glottide intasata.

Sembravo la signora Pina, la moglie di Fantozzi quando si innamora di Cecco, il nipote del fornaio, e riempie gli armadi di casa col pane. Era impossibile resistere alle sfogliatelle di mais e quelle integrali, esposte sempre in bella vista sopra il tavolo da pranzo. E in due mesi ero diventata una palla di LARDO (lardo e pane), che ha ulteriormente aumentato le sue dimensioni dopo il secondo (e non meno orribile) lockdown.

Da allora sono riuscita a perdere MOLTI chili. Sono tornata in piscina, ho fatto le vacanze, sono andata al ristorante.

POTERE DEI VACCINI? Direi di sì, di cos’altro se no?
Francamente non capisco perché fare tante storie per un’iniezione antinfluenzale (il Covid è solo un nuovo tipo di influenza) che hanno già fatto SEI MILARDI DI PERSONE. Perchè perdere il lavoro, mettere a soqquadro le famiglie, bloccare i porti, eccetera per non fare una PUNTURA?

Rob de matt, come dicono a Milano…

P.S. La panetteria Peter Pane è in Via Vigevano 25, a Milano.