Archivio mensile:ottobre 2014

Qui vedo e qui prevedo: in arrivo l’emergenza sociale “anziani” con pensioni da fame

Spero di avere torto, ma tra dieci (massimo quindici anni) anni saremo tutti nella merda.

Gli anziani – i cinquantenni di oggi – avranno pensioni da fame, e i precari avranno probabilmente gli stessi stipendi schifosi di oggi, senza più  i genitori che li possono aiutare, perché ormai saranno usciti dal mercato del lavoro con delle pensioni che si aggireranno più o meno sui 700 euro al mese.

Tra dieci/quindici anni nessuno potrà infatti scampare al calcolo contributivo della pensione.

Il direttore della mia banca, stranamente simpatico, mi ha spiegato che aveva fatto i calcoli sul suo stipendio e anche lui si era stimato una pensione di 700 euro.

I quarantenni che oggi sono precari, dovranno aspettare di compiere 67 anni per avere la pensione sociale (450 euro o qualcosa del genere).

Di nuove assunzioni a tempo indeterminato ce ne saranno pochissime e quasi nessuno potrà maturare i 40 anni di contributi che danno il diritto a una pensione pari al 70%  circa dell’ultimo stipendio.

Io, che sono una contributiva pura, avrò una pensione poco superiore alla minima, perché ho anch’io un passato da precaria, in cui non ho versato contributi (anzi, li ho versati a una cassa separata, ma non so se questa mi darà diritto a un’altra “pensioncina”).

Gli anziani di oggi, che prendono ancora pensioni decenti e che spesso aiutano i loro figli precari, tra qualche anno avranno bisogno di una badante, della dentiera, della casa di riposo, e non potranno più destinare una quota del loro reddito per aiutare i figli precari.

E gli anziani di domani saranno troppo poveri per destinare anche solo una minima parte del loro reddito ai figli scannati e senza un contratto di lavoro decente, e forse non avranno neanche i soldi per andare a farsi la dentiera in Croazia.

Immagino che questa sia la miscela per una formidabile bomba sociale che esploderà quando tutti i risparmi saranno consumati, i contratti di lavoro saranno ancora più precari di quelli attuali e non ci saranno più i genitori che allungano duecento euro ai figli, prelevandoli dalla loro pensione.

Badate bene: non sto parlando di pensioni d’oro. Le pensioni d’oro sono un’altra cosa e non saranno mai colpite.

La casta preserva sempre se stessa dalle batoste, redistribuendole sui poveri cristi che non hanno neanche il tempo per accorgersi che la nave sta affondando, impegnati come sono a cercare di sopravvivere.

Ma tra dieci/quindici anni la base di povertà diffusa sarà sempre più allargata – non sei ricco con 700 euro al mese – e dubito che qualcuno degli attuali partiti sarà sopravvissuto. 

Per chi voteremo tra  dieci anni lo sa solo Iddio.

Dalla Repubblica di Weimar è nato il nazismo e le crisi economiche sono pericolose per le democrazie.

E’ per questo che gradirei una politica economica diversa, dove non si parli solo di sacrifici, austerità, licenziamenti.

Monti era stato troppo lento per capirlo, e infatti la storia (elettorale) lo ha travolto.

Renzi invece ha il naso più fino, ed è riuscito a fare una virata micidiale in meno di una settimana.

Se poi qualcuno lo voterà ancora quando avremo tutti le pezze al culo, beh, questo non lo so.

Non sono Hari Seldon e nessuno avrebbe mai potuto prevedere che un piccolo caporale austriaco e psicotico avrebbe distrutto l’Europa.

Vorrei quindi vedere il PIL che risale, le imprese che assumono, i giovani che guadagnano stipendi decenti e i vecchi che non muoiono di fame.

Ma mi sembra che non stia succedendo nulla di tutto questo.

La merda sta salendo…

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Dal selfpublishing a Francoforte: mi hanno venduta!

Sto pensando da tempo a COSA scrivere in un post in cui faccio il bilancio – non solo economico ma anche psichico – del passaggio dal self-publishing a Mondadori.

Ma questa sera non sono in grado di misurare le parole per dire – in modo politically correct – che cosa non mi è piaciuto nel passaggio dal digitale alla carta.

Sarò invece breve e positiva: alla Fiera del Libro di Francoforte sono stati venduti i diritti di Omicidi in Pausa Pranzo a tre paesi: Francia, Spagna e Brasile.

Considerato il fatto che io ero – sono – quel che si dice un’esordiente (ma io preferisco self-publisher) credo che sia andata molto bene.

Ringrazio Emanuela Canali, di Mondadori, che si occupa delle vendite all’estero, per avere creduto che il mio libro fosse marketable anche in paesi diversi dall’Italia, nonostante il fatto che vi fossero evidenti riferimenti alla nostra legislazione sul lavoro (l’Articolo 18).

Le case editrici che hanno comprato il libro sono Liana Levi per la Francia, Betrand Brasil per il Brasile, Suma De Letras per la Spagna.

Sto preparando una versione “internazionale”, dove i riferimenti alla legge italiana siano meno evidenti.

Ma sembra che si stia muovendo qualcosa anche per i diritti teatrali e cinematografici.

Scriverò sul blog se succede qualcosa…

I have a dream: l’orto con le galline

Nel clima plumbeo e recessivo dell’Italia renziana, dove il Grande Comunicatore parla solo di “licenziamenti”, chiunque abbia un lavoro si chiede se non verrà licenziato, magari tra una settimana, dietro la ricca corresponsione di dodici/quattordici mensilità.

Abbiamo capito tutti che Renzi è interessato all’elettorato di centro-destra, ma persino Draghi ha dovuto dirgli che la parola da usare era “assunzioni“, e non “licenziamenti“.

Ma il Grande Comunicatore va dritto per la sua strada, spargendo PAURA a mani basse per l’Italia.

Ho infatti ulteriormente ridotto i miei consumi, in attesa del giorno del giudizio, in cui verrò licenziata per convincere gli investitori stranieri a investire in Italia.

Il ragionamento non mi è perfettamente chiaro (anche perché gli investitori stranieri si sono già comprati metà delle industri italiane), ma sto risparmiando in vista del giorno in cui io e mio figlio Tommaso ci nutriremo di pane e acque, come le galline che mi piacerebbe possedere.

Sì, perché ho scoperto che ormai il sogno dell’italiano medio è agricolo e autarchico: un orto con le galline, che ti permetta di sfamare te e la tua famiglia quando non ci sarà più lavoro e sarà fallita anche l’INPS.

Mi sono ritrovata a parlare del sogno di avere un orto con gli amici più impensati: avvocati soci di studi di una certa importanza, informatici particolarmente smanettoni, e così via.

Qualche giorno fa, un collega, informatico anche lui e che andava più di fretta del solito, si è improvvisamente rasserenato quando gli ho parlato del mio progetto (per adesso solo immaginato) di lasciare Milano e trasferirmi in una casa di campagna con l’orto.

Mi ha detto: “Ma io ce l’ho già l’orto!“, e mi ha fatto vedere le foto (digitali) dell’orto in questione: “Questi sono i pomodori,  ecco le zucchine, guarda che bell’insalatina!”.

E mi ha spiegato che aveva comprato non so quanti anni fa una porzione di terreno di fianco al suo condominio con l’obiettivo di farne un giardinetto, che adesso stava trasformando in orto da coltivare, in vista dei tempi grami in arrivo.

Bene, se devo proprio dirla tutta, il sogno di lasciare le città perché in campagna qualcosa da mangiare lo trovi sempre è un pensiero degno degli anni di guerra, quando le famiglie “sfollavano” in campagna non solo per evitare le bombe, ma anche per evitare la fame.

Il clima in cui stiamo precipitando ogni giorno di più è quello della guerra: abbiamo paura, sentiamo il fischio della bomba che sta per caderci sulla testa.

E mi chiedo se le nostre paure non siano indotte dai furbissimi cialtroni che ci governano e non servano ad altro che a farci chinare ancora più la testa, quando ci proporranno condizioni di lavoro ancora più schifose e garanzie sociali pari a zero.

Forse il martellamento di Renzi sulla necessità di licenziare e riformare il mercato del lavoro serve solo a frantumare le ultime ottuse resistenze di un sindacato che ormai non rappresenta più nessuno. Forse il progetto è quello di spezzare le ultime resistenze al progetto di trasformare l’Italia in un’unica grande fabbrica al servizio di capitale straniero.

O magari siamo veramente vicini a una Grande Recessione e sogniamo l’orto per sfamare i nostri figli…

Vi ricordate la crisi argentina, quando gli impiegati pesavano quarantacinque chili e morivano di fame?

Ecco, mi fa schifo l’idea di consegnare l’Italia al grande capitale internazionale.

Noi siamo un popolo di santi e inventori, e le piccole-medie aziende italiane stanno resistendo.
I nostri piccoli imprenditori sono coraggiosi e intelligenti: brevettano, producono, esportano, e meritano di più.
Meritano di non pagare balzelli quotidiani allo stato-mangiatutto, oggi occupato dai legali rappresentanti di banche, assicurazioni e capitalismo globalizzato.

Non voglio rinunciare al nostro genio, non voglio svenderlo.

E non voglio avere così tanta paura da pensare solamente a cultiver mon jardin, per citare malamente Voltaire.

E’ un triste paese quello in cui si vive nella paura.

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