Titolo banale per argomento più che conosciuto.
Faccio parte della lunga lista di connazionali che hanno rimandato i pagamenti fino al versamento dell’ultimo stipendio di dicembre, congiunto alla tredicesima. Naturalmente la somma non era uguale al doppio degli stipendi, perché al tredicesimo stipendio ne mancava un bel pezzettone.
Continuo con le banalità: sto pagando le spese di condominio, la retta scolastica di una scuola parificata dove mio figlio rimane fino alle sei di sera, e oggi sono uscita a comprare un paio di regali, di quelli che non si può evitare di fare (a mia madre, eccetera).
Risultato, mi sono già fumata quasi tutta la tredicesima senza neanche che mi passasse per la testa di farmi un giro di shopping. Premetto che non mi piace comprare vestiti, e che se potessi, andrei a lavorare col grembiule o una divisa, senza dovermi preoccupare di cosa penseranno i colleghi delle mie mises.
Il paradosso – banale anche il termine paradosso, lo so – è che oggi ho trovato un po’ “cari” i cetrioli all’Esselunga: 1,50 euro al chilo.
Insomma, affondo insieme a tutta la classe media, che adesso è medio bassa, e corro il rischio di trovarmi con un mutuo che non riuscirò a finire di pagare. Quando l’ho stipulato, dieci anni fa, non avevo previsto che non avrei più avuto aumenti di stipendio, che non avrei più cambiato di lavoro, e che l’economia italiana si sarebbe fermata.
Oggi la tesi diffusa è che dovrei essere contenta di avere un lavoro: devo provare un’immensa gioia per non essere stata licenziata.
Potrebbe andarmi anche peggio di così, perché c’è chi sta peggio di me, cosa di cui sono perfettamente consapevole.
Il punto è che il coefficiente di Gini in Italia continua ad aumentare. E’ un coefficiente che misura le diseguaglianze nella distribuzione dei redditi. E noi siamo, dopo la Gran Bretagna, il paese d’Europa dove vi sono le maggiori diseguaglianze nella distribuzione dei redditi. Parola del Sole 24ore.
Del mezzo pollo al giorno – in media – c’è quindi qualcuno che mangia molto più della metà, e qualcuno che ne mangia meno di un decimo. Si tratta di ricette – economiche – piuttosto disastrose, perché la grande crisi degli Anni ’30 fu preceduta da un’impennata dell’indice Gini. Il modello di consumo che ne deriva – quando il reddito è maldistribuito – è infatti profondamente malsano, anche da un punto di vista economico, perché anche i consumi sono di conseguenza maldistribuiti.
Meglio tanti piccoli consumatori con un budget decente che acquistano beni di consumo finali, che non invece le gioiellerie piene di signore che si regalano un collier per Natale.
Nella speranza che l’Italia esca dal pasticcio in cui siamo finiti, faccio gli auguri a quelli che stanno nei guai, perché di sicuro non si meritano i guai nei quali sono finiti.