Archivio mensile:dicembre 2013

I compiti delle vacanze (di un povero cristo in seconda media)

Ecco come passerò le vacanze di Natale. Facendo i compiti con mio figlio che fa la seconda media.

L’elenco dei compiti è lungo e tortuoso.

Siamo riusciti a metterlo insieme io e un’altra mamma che fa l’avvocato e nella vita si occupa di Merge and Acquisition.

Credo che abbia scritto dei contratti più semplici dell’elenco dei compiti (dei nostri due pargoli) abbinati alle interrogazioni a gennaio.

Vi risparmio l’abbinamento, perché non l’ho capito, ma copio solo l’elenco SECCO di tutto quello che i due ragazzini dovranno fare.

Premetto che i nostri figli sono dislessici e quindi, oltre agli esercizi che vengono loro assegnati, devono fare le MAPPE LOGICHE, amenità sulla quale non mi sento in questo momento di intrattenere nessuno.

ECCO L’ELENCO (che potrebbe non essere completo)

ANTOLOGIA: PAGINE 15 E 157  con esercizio n.35

GRAMMATICA: 4 pagine intere FOTOCOPIATE di esercizi sul predicato verbale e nominale (+ le mappe).

SPAGNOLO: PG 92 E 93, esercizi  1 E 2. PAGINE 28 E 29,con esercizi numero 2 e frase numero 3.

SEMPRE SPAGNOLO: scegliere una piazza d’Italia e descriverla (in spagnolo) in 80 parole su un foglio protocollo.

GEOMETRIA: CAPITOLO 7 DA PAGINA 2016 a 228. Completare la carta di identità del quadrilatero (????).

SEMPRE GEOMETRIA: svolgere gli esercizi sulla fotocopia: 1,2,3,4,5.

MATEMATICA: PAGINA 20, esercizio n 2 e 10, PAGINA 22, es 36 e 35, PAGINA 24, es 68, PAGINA 28, es 121 e 122, PAGINA 346, esercizi 355 e 354.

ANCORA MATEMATICA: ripassare teoria relativa agli esercizi.

LETTERATURA: PAGINA 56 E 57, ripassare Dante e TUTTA la struttura della Divina Commedia, oltre ai cantici già studiati in classe.

STORIA: esercizi PAGINA 139-141,  e studiare CAPITOLO 6.

GEOMETRIA: studiare pagina 80=>87 (+MAPPE LOGICHE) e studiare pg 88=> 91.

GEOGRAFIA: CAPITOLO 6.

SCIENZE: STUDIARE PAGINE 30, 31, 32  e preparare MAPPE LOGICHE  su corpo umano e sistema scheletrico.

INGLESE: studiare i paradigmi.

EDUCAZIONE TECNICA: PAGINA 54 esercizi c e d, PAGINA 55, esercizio 4, PAGINA 46, esercizio 5.

Ed ecco le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Carrozza, fatte lo scorso 21 dicembre:

“Credo che le vacanze di Natale siano il momento ideale per visitare le città d’arte, le mostre e i musei preparandosi bene, leggendo e approfondendo il contesto storico e culturale nel quale sono inserite. Raccomando anche di andare a seguire concerti, di ascoltare la musica classica e contemporanea. In generale le vacanze sono un momento ideale per leggere romanzi e anche per riflettere sulle scelte da compiere, soprattutto per i ragazzi che si trovano negli ultimi anni dei corsi di studi e devono scegliere i loro percorsi futuri”.

Bene, se io e Tommaso non ci ammazzeremo a coltellate durante le vacanze perché si rifiuta di studiare la Divina Commedia (a 12 anni),  rifletteremo a lungo sulle sue scelte future, che saranno quelle di mettersi due dita in gola e vomitare appena sente le parole DANTE o PREDICATO NOMINALE. 

E se sopravviveremo, io mi metterò due dita in gola appena sento le parole COMPITI DELLE VACANZE.

Senza che le nostre fatiche producano risultato alcuno, peraltro, visto che la scuola italiana ormai viene dopo quella Zambia nelle classifiche internazionali…

Ragionevoli dubbi sui critici da UNA stella

Sono FLAGELLATA, come tutti gli autori autopubblicati, da critiche a UNA o DUE stelle.

Il fatto che le stroncature arrivino agli autopubblicati con una TALE E NOTEVOLE frequenza potrebbe essere spiegato con il mio solito e amato Girard.

Noi autopubblicati siamo il capro espiatorio – come il Signor Malaussène di Pennac – dei critici della domenica, che non hanno il fegato di prendersela con i MOLOSSI della grande distribuzione.

Insomma, noi self-publisher siamo dei moscerini che è facile schiacciare – nessuno ci difende dall’alto delle colonne piombate di qualcuno dei quotidiani nazionali – da parte di personaggi tanto meschini quanto le stelline che ci danno.

Insomma, conoscete il vecchio detto: “Inculare i passeri“, utilizzato per indicare il genere di godimento meschino che si trae nel far del male a qualcuno molto più piccolo di noi?

Ecco, mi dispiace per i poveracci che traggono godimento dalle loro stroncature CORAGGIOSE.

L’ultima mi è arrivata da una signora che sospetto sia l’autrice di opere immortali dai titoli che definire zuccherosi è dir poco.

Avrei potuto ristroncarla su Amazon, visto che si è firmata col suo nome (credo che sia proprio la stessa persona), ma inchiappettare i passeri non è mai stata la mia specialità, e la signora in questione è molto più passera di me (nessun ESSERE UMANO  ha mai recensito i suoi libri su Amazon).

Detto questo, se qualcuno volesse capire perché noi italiani siamo ossessionati da espressioni lessicali basate sul coito anale, potrebbe leggersi un libro strepitoso (quello per davvero) di Paola Cantarella: “La bisessualità nel mondo antico“.

Siamo purtroppo i pronipoti di contadini con una certa passioncella.

P.S. Eva Cantarella, donna di intelligenza eccezionale, non passa di sicuro le serate su Amazon a distribuire critiche da UNA stellina, ma fa cose più interessanti come per esempio scrivere degli ALTRI libri.

Italia, paese del middle management

E’ bizzarro come nel nostro paese – in declino, basti vedere il PIL – siano aumentati i middle manager, ovvero quello strato di persone prive di vere competenze tecniche che però occupano posizioni di potere, senza però decidere MAI NIENTE.

Sono manager di nome ma non di fatto, nel senso che hanno un unico obiettivo: quello di difendere la propria posizione di potere – o di poterino – da tutte le possibili minacce.

Nelle organizzazioni si muovono in branco: sanno benissimo riconoscersi l’un l’altro e sanno che solo mantenendosi compatti e uniti contro chi vorrebbe salire e occupare il loro posto,  possono sopravvivere.

I loro nemici sono i “tecnici“, cioè le persone che sanno fare per DAVVERO un lavoro e che si meriterebbero il loro posto, ma i middle manager sono soprattutto nemici di qualsiasi forma di cambiamento.

Prediligono posizioni stabili, che ritengono di poter controllare meglio di quelle dinamiche.

E’ assolutamente chiaro che la nostra classe politica è fatta da middle manager.

Senza arrivare all’abiezione di Razzi,  i deputati con una laurea o delle competenze tecniche specifiche sono molto pochi.

Obama insegnava diritto all’università, mentre la Biancofiore da del marchettaro a chi la insulta su Twitter.

La nostra classe politica è inoltre unitissima – PDL e PD meno L – nel difendersi da ogni possibile cambiamento, e c’è voluta la magistratura per abolire il Porcellum che garantiva ai partiti la possibilità di scegliere quali deputati fare eleggere nelle circoscrizioni (togliendo questo diritto agli elettori).

Ma anche le Università sono infestate da middle manager che difendono la loro posizione, così come lo sono le banche e le amministrazioni pubbliche.

In Italia, saper fare decentemente il proprio lavoro comincia ad essere pericolosissimo, perché i middle manager cercheranno di farti fuori, così che tu non possa fare ombra alla luce luminosissima emanata dalle loro incompetenze.

La mediocrità dei leader ha come conseguenza la mediocrità dei loro alleati, e direi che la mediocrità è forse la qualità che meglio rappresenta lo stato di stallo in cui ci troviamo.

Una mediocrità ridicola, dove i leader politici hanno il parrucchino e si tirano dietro deputate mechate e coi canotti al posto della bocca.

Guardate com’è diventato difficile distinguere tra il personaggio originale e l’imitazione che ne fa Crozza.

E il fatto che un comico geniale sia oggi il miglior politologo italiano, la dice lunga sugli altri politologi e opinion maker.

Voto Crozza se si presenta alle elezioni.

Ce la può fare.

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Adda venì il FORCONE

Non ci sono dubbi che in Italia stia succedendo quello che è già successo in Spagna e Grecia.

Quando sono finiti anche gli ultimi spiccioli, si va in piazza e poi succede quel che succede.

Quello dei FORCONI è infatti un movimento – non è eterodiretto da nessuno, neanche dalla destra – dove si infilano tutti quelli che sono incazzati per qualche santa buona ragione, più tutti quelli a cui piace menare le mani.

Ecco allora i ragazzi dei centri sociali, i fascisti che vogliono bruciare i libri, ma anche quelli che stanno perdendo il lavoro per colpa della globalizzazione e dell’ondata di tasse che si è riversata sui ceti produttivi negli ultimi anni.

Con la globalizzazione, infatti, e le frontiere aperte – agli uomini e ai capitali – gli imprenditori italiani si sono spostati all’estero e sono arrivati in Italia lavoratori che costano poco o niente.

Parlo dei cinesi morti bruciati nel capannone lager e dei camionisti bulgari e rumeni che lavorano in nero e portano via il lavoro ai nostri camionisti, che fino a pochi anni fa se la passavano benino.

Aggiungi l’IMU o come diavolo chiameranno la tassa sulla prima casa, sui capannoni industriali e sui terreni agricoli – una patrimoniale dei poveri – e basta poco per spingere persone abituate a un tenore di vita passabile alla PAURA di perdere tutto.

Anzi, qualcuno ha già perso TUTTO, e c’è un’impennata di donne italiane che sono tornate a lavorare come domestiche.

Tutte queste banalità per dire che i movimenti sono SPONTANEI e non sono mai carini ed educati.

Se quindi l’unica RISPOSTA è quella di credere che il movimento dei Forconi sia INFILTRATO DA FASCISTI E CAMORRA, e l’unica PROPOSTA sono i breakfast meeting all’americana di Renzi, chiedo a CROZZA di fondare urgentemente un partito e presentarsi alle Europee.

Lui  e GRILLO prenderebbero il sessanta per cento dei voti e volteremmo pagina.

Se invece Crozza non si vuole presentare, propongo il nuovo metodo del SORTEGGIO.

Sono infatti arrivata a pensare che se gli eletti in Parlamento venissero sorteggiati a caso tra la popolazione maggiorenne, avremmo maggiori possibilità di sfangarcela da questo casino che non adesso.

Propongo quindi un DEMOCRATICO SORTEGGIO.

Vince un seggio il cittadino/a estratto a caso, in diretta, su Rai Due.

Perché no?!

Hari Seldon, la globalizzazione e il self publishing

Chiudo il ciclo della Fondazione sul Self Publishing facendo qualche previsione. Dal passato.

Immaginiamo di essere nel 2033.

Grazie alla mobilità dei fattori produttivi, i redditi mondiali hanno subito un livellamento osmotico.

Ovvero: il capitalismo oggi è in grado di spostare la produzione dove la mano d’opera costa di meno, con il risultato che dove il capitale si sposta, aumenta il costo della mano d’opera.

E’ quindi molto probabile che tra vent’anni un operaio italiano guadagni come uno cinese, così come un ingegnere indiano potrebbe guadagnare tanto quanto un ingegnere americano.

Il meccanismo è molto semplice: io faccio scrivere software a Bangalore e il costo del lavoro degli ingegneri indiani aumenterà fino al punto in cui diventerà uguale a quello degli ingegneri americani.

A questo punto, il paradigma della concorrenza perfetta – che prevede un livellamento dei prezzi e dei costi di produzione verso il basso – si sarà avverato.

Tutti noi salariati guadagneremo più o meno lo stesso stipendio, mentre continuerà ad esistere una élite internazionale molto ben remunerata e in grado di comprarsi ville e panfili.

Questa élite sarà per davvero internazionale, come sta già succedendo, e si comprerà le ville a Forte dei Marmi (lo fanno già i russi), mentre noi mangeremo meno del mezzo pollo delle statistiche, visto che prima ce lo mangiavamo per intero, mentre adesso dovremo dividerlo con qualcuno che ha fatto la Business School di Shanghai.

Noi europei e americani saremo mediamente più poveri, e mio figlio non andrà a sciare a Cervinia.

A Cervinia andrà a sciare il figlio di un mafioso russo, mentre il mio sarà chiuso in casa con un PC e qualche altra device.

Non so se mio figlio leggerà dei libri come li conosciamo noi: forse leggerà una forma mista – dialoghi + vignette – su un Kindle o qualche altro aggeggio del genere.

Questo aggeggio sarà naturalmente a colori, e i “libri” che mio figlio leggerà dovranno costare molto poco.

Primo, perché non sarà un lettore.

Secondo, perché mio figlio guadagnerà come un ingegnere/operario di Bangalore. 

Questo significherà che i diritti i sfruttamento sulle opere di ingegno dovranno essere abbassati fino a toccare una percentuale bassissima del costo dell’opera, e che gli editori del futuro saranno sostanzialmente degli informatici.

Forse qualcuno di loro si ricorderà ancora dell’esistenza del congiuntivo, ma probabilmente no.

Le strips sono tutte al presente.

Ecco: voi pensate che tra vent’anni ci sarà il denaro per remunerare un Direttore Vendite che ama fare lunghi e operosi meeting con i suoi Primi Livelli per decidere come vendere le strips a mio figlio?

O credete invece che al suo posto ci sarà qualche barbuto hacker che sa come infilare su qualche forum la scintilla del marketing online che accenderà in mio figlio l’insopprimibile voglia di spendere un euro per leggere il fumetto in questione?

Ma questo è il primo scenario. Quello ottimista.

Quello pessimista è che mio figlio si scarichi da FutureTorrent il fumetto in questione per non pagare neanche l’euro.

Adesso sto vaticinando di libri. Ma lo stesso discorso si può fare per tutti i beni che possono essere dematerializzati.

Bene, hanno venduto per 30 milioni di euro il palazzo di Via Solferino del Corriere della Sera.

Per quanto ancora funzioneranno la rotative?

Ai posteri la facile risposta.

Ancora sul selfpublishing e le Tre Marie autopubblicate (a meno di un euro)

Un paio di giorni fa, il responsabile della narrativa italiana della Rizzoli ha stroncato tout court sul Corriere della Sera gli autori autopubblicati .

Solo una casa editrice garantisce un prodotto di qualità, ha detto.

Ma, soprattutto, solo una casa editrice garantisce che il libro venga editato da un editor. Un editor professionista.

Bene, il mio libro – quello che va meglio, Omicidi in Pausa Pranzo – è stato editato da due editor professionisti che mi hanno dato ottimi consigli.

Tra l’altro, uno di loro scrive – in qualità di ghost writer – una buona parte dei gialli che vengono pubblicati in italia, perché le case editrici spesso i libri li fanno riscrivere da un editor, e perché gli autori famosi – che fanno molto marketing – non hanno tempo di scriversi da soli i loro libri.

Quindi, si può essere autori autopubblicati ed avere un editor che lavora anche per gli editori VERI.

Io ho anche un editor self, come me, che si chiama Dalia Lentini, brava e intelligente.

Ascolto tutti i suoi consigli. E non pubblico nulla senza avere chiesto la sua opinione.

Poi sono disgrafica, e ogni tanto ci infilo dentro lo stesso qualche refuso.

Ma ormai tutti i libri sono pieni di refusi. Soprattutto quelli tradotti.

I traduttori vengono pagati poco e quindi traducono in fretta.

E poi un autore autopubblicato si può rivolgere a un grafico professionista per farsi fare la copertina.
O se è bravo, se la può fare lui.
Insomma, non sono tutte così schifose le copertine del selfpublished.

Ma qual è il segreto del NOSTRO successo?

Quello di offrire una qualità più che decente a un prezzo basso.

Non dobbiamo mantenere una casa editrice e quindi abbiamo poche spese.

Anzi, l’autopubblicato ha in genere un lavoro, e quindi non campa dei propri libri.

E può fare quello che gli economisti chiamano dumping.

Vendere cioè a un prezzo più basso degli altri per entrare sul mercato.

Siamo infatti in TRE – tutte femmine – a resistere da qualche tempo nella classifica dei TOP 100 di Amazon.

E tutte e tre teniamo i prezzi bassi, offrendo una qualità più decente al lettore che caccia UN EURO per leggerci.

Scriviamo cose diverse – rosa, gialli e rosa-crime – a prezzi calmierati.

Quello che gli editori temono, in realtà, è la concorrenza sul prezzo.

Con un prezzo basso e un prodotto decente ti puoi infilare come un moscerino sulla schiena dell’elefante.

E ronzargli un po’ nelle orecchie, mentre lui ti dà delle nasate per sbatterti via.

Mi scusino gli altri autopubblicati se non parlo di loro, ma ho in gran conto i buoni rapporti tra donne e noi TRE MARIE (una marca di panettoni milanesi: io sono di Milano) abbiamo rapporti più che decenti tra di noi.

Ecco un po’ di linkini se volete comprare i miei ebook, quelli di Liliana Carlota Lorenzo e quelli di Daniela Volontè.

Viola Veloce

Mariti in Salsa web

Omicidi in pausa pranzo

Mamme bailamme

Lilia Carlota Lorenzo

Il cappotto della macellaia

Malamadre

Daniela Volontè

Insegnami a vivere

Ricordami che sono felice

PS: l’autopubblicato è uno smanettone. E lo siamo anche noi tre…

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Una morte lentissima

Forse non tutti sanno che la ricerca farmaceutica è concentrata sui farmaci che possono essere somministrati per ANNI.

Malattie croniche, quindi.

Alle industri farmaceutiche piacciono i pazienti che prenderanno un farmaco anche per vent’anni.

Gli antibiotici che utilizziamo, invece, vengono somministrati solo per qualche giorno e sono MOLECOLE vecchie, sulle quali si fa poca ricerca.

Il risultato è che oggi la vecchiaia è la MALATTIA CRONICA che piace di più alle case farmaceutiche.
Malattia generica e multifaccia che viene trascinata per molti e lunghissimi anni, durante i quali si muore LENTAMENTE.

Ci sono due modi per invecchiare, oggi, e quindi di morire.

Nel primo, le cellule cerebrali vengono deteriorate da qualche malattia come la demenza o l’Alzheimer, e il povero vecchio finisce in qualche ospizio dove verrà trattato più o meno bene, e dove camperà in uno stato psichico alterato per MOLTI anni.

Ho chiesto spesso ad amici che avevano i genitori malati di Alzheimer se avevano l’impressione che i loro cari soffrissero, e ho sentito tante e diverse risposte. A volte sì, sembra che soffrano, a volte no: sono inconsapevolmente felici, come lo può essere un bambino di due anni.

Poi, c’è un altro modo di invecchiare. Quello in cui il corpo si sgretola mentre le cellule cerebrali rimangono relativamente integre.

In questo secondo caso, l’anziano continua a ragionare come potrebbe farlo un cinquantenne, ma non si può muovere, sta male, si sente stanchissimo.

Un supplizio che agli antichi romani – torturatori di professione – non veniva comminato, perché allora sopravviva solo chi era SANISSIMO, visto che non c’era ancora la ricerca farmaceutica.

Insomma, noi oggi abbiamo la fortuna di poter crepare lentamente, se diventeremo vecchi.

Se sia veramente una fortuna, lo sa solo Iddio.

Certo non eravamo stati programmati – noi figli – per vedere morire così lentamente i nostri genitori, o i nostri nonni.

Una volta la morte arrivava veloce e si prendeva chi voleva senza fare troppe storie.

I figli assistevano i genitori per qualche mese o al massimo pochi anni.

Oggi invece non è più così.

Morire è diventato complicato e morire fa paura a tutti.

E così prenderemo anche noi i farmaci allungavita.

Anzi, allungamorte.

Ops, sono di nuovo un po’ depressa…

(Ma su Amazon i miei ebook non vanno malaccio…)

Guerilla marketing: il marketing dei poveri

Sto cercando di mettere in piedi una di quelle cose che i pubblicitari chiamano guerilla marketing, ovvero un marketing creativo che non abbia come messaggio centrale: “Compra il mio prodotto perché molto figo o ti farà sentire più figo!”, ma parli di qualcos’altro abbastanza divertente – si spera – per poi svelare che l’autore dello scherzo – online, nel mio caso – è uno che vuole venderti qualcosa.

Ma non voglio filosofeggiare sul marketing, di cui non so un beato belino, ma sul fatto che anche l’autore autopubblicato “povero” – il mio caso – può solo fare un tentativo di autopromozione creativo di quello messo in piedi dai marchettari tradizionali, che si fermano alla confezione di critiche positive sul prodotto in questione, e grosse spese per acquistare spazi pubblicitari (che costano un botto).

L’autore autopubblicato è povero e deve lavorare con la fantasia.

Io ci sto provando, ma non so se ce la farò.

Il punto è che per riuscire a far partire il passaparola – il fenomeno che tutti i marchettari vorrebbero scatenare con le loro idee di marketing – devi riuscire a toccare qualche corda profonda – mi si perdoni la banalità dell’espressione – di cui nessuno era coscientemente consapevole.

La viralità si scatena quando qualcuno riesce a DIRE il NON DETTO, e tutti si ritrovano in quello che viene finalmente dichiarato da qualcuno.

Da milanese qual sono, mi sono infatti ritrovata nel Milanese Imbruttito – di cui ho già parlato – che sta scoppiando su Facebook, e che mi ha fatto capire quanto imbruttita sono anch’io. 

Grazie alle battute di tre ragazzi poco più che ventenni, ho scoperto che effettivamente faccio tutto di corsa e mi incazzo se la cassa automatica del supermercato si blocca, o se qualcuno si ferma nella corsia di scorrimento delle scale mobili della metropolitana.

Insomma, la viralità è resa possibile dal fatto che MOLTI si riconoscono in qualcosa.

Che può essere anche descritto in modo grossolano, non deve essere l’opera di un fine cesellatore.

Sarò anch’io un po’ grossolana – nel mio futuro scherzo – e non dirò mai che è stata opera mia, se viene male.

Faccio solo un’anticipazione.

C’è di mezzo uno spogliarellista.

Ho detto UNO, non UNA.