Archivio mensile:luglio 2017

Siamo in Italia…

Oggi, mentre viaggiavo in metropolitana, ho sentito una signora mormorare al suo vicino la solita frase: “Siamo in Italia…”.

Mi sono chiesta seriamente, per una volta, cosa volesse veramente dire quella frase.

Per trovare la risposta, bisogna fare un saltino indietro, proprio nella storia storia degli imperatori romani e del Senato.

Il primo tentativo di nominarsi imperatore, quello di Giulio Cesare, finisce a pugnalate, inferte direttamente dai senatori, che non erano esattamente dei cretini, perché avevano scritto pagine importanti del diritto romano, di cui siamo ancora i legittimi eredi.

Il fatto che i senatori romani si fossero presi l’impegno di accoltellare Giulio Cesare è già un esempio di cosa significhi la frase: “Siamo in Italia…”.

Giulio Cesare era infatti tornato dalla Gallia, aveva attraversato il Rubicone, dato avvio a una guerra civile, che aveva vinto, ed era stato nominato imperatore.
Contro il volere del Senato.

Il figlio adottivo, Bruto, più una decina di altri senatori si erano quindi occupati di accoltellarlo direttamente nella sede del Senato, così, a tradimento, e senza che il povero Giulio Cesare avesse sospettato nulla: “Siamo in Italia…”.

Possiamo anche citare il cavallo nominato senatore da Caligola. Oppure vogliamo ricordare i quattordici giorni di giochi al Colosseo organizzati da Commodo, il figlio di Marco Aurelio, che travestito da gladiatore uccideva – per la gioia e il giubilo del popolino romano – dei veri gladiatori armati di una spada di legno?
Si, parliamone. Ma non c’è bisogno di dire molto altro: “Siamo in Italia…”.

E Nerone, allora? Non sappiamo ancora se sia vero che l’incendio di Roma fu creato per costruire la sua Domus Aurea,  ma forse possiamo saltare la risposta e passare direttamente alla magistrale interpretazione di Alberto Sordi,  in “Mio figlio Nerone”, quando Nerone-Alberto litigava con la madre Agrippina, travestiti tutti e due da antichi romani.

Ma possiamo fare un esempio su Roma anche più recente: l’ultimo sciopero dei mezzi pubblici è stato suddiviso dai sindacati dei trasportatori romani in tre diverse fasce.

Il mattino ha scioperato il sindacato “A”, non è neanche importante ricordare come si chiama perché nessuno lo citerà nei libri di storia. Il primo pomeriggio ha scioperato il sindacato “B”, nella serata ha scioperato il sindacato “C”.

Grazie a questa intelligente strategia, i mezzi di superficie (e la sciagurata metropolitana romana) non hanno funzionato per tutto il giorno, senza particolari esborsi fiscali da parte dei trasportatori che scioperavano, perché  ogni sindacato ha dichiarato sciopero per le sole ore della fascia che aveva scelto. E i lavoratori hanno avuto trattenute sullo stipendio molto moderate, pur trascinando Roma nel disastro.

” Siamo in Italia…”.

Vogliamo chiudere con un appunto sull’ultima direzione del PD?

Non hanno votato la mozione di Renzi nè Orfini nè Franceschini. Sono usciti dalla sala in cui si svolgeva la riunione per non votare contro la mozione del segretario.

E oggi si legge sui giornali che forse il PD sta per rischiare un’altra scissione, dopo l’ultima, quella di D’Alema e Bersani.

Sembra che Renzi, Lotti e la Boschi se ne siano rallegrati: “Meglio da soli che in cattiva compagnia”.

Renzi sta quindi purificando il PD da tutti i suoi elementi più deteriori, compresi quelli che sino a ieri l’altro erano i suoi più fedeli alleati.

L’estinzione del PD, che si sta avviando sotto la soglia del 20% grazie al sistema di purificazione dai nemici interni, è ormai un fenomeno acclarato, per quanto folle, assurdo, patafisico.

Ma siamo in Italia, mai dimenticarlo…

Pisapia, il babau di Renzi

So benissimo di non avere molti fan quando parlo male di Renzi, ma ormai non ho più dubbi sul fatto che il ragazzo ha PAURA di Pisapia, ex-sindaco di Milano che ha fondato una COSA che si chiama Campo Progressista.

Dico subito che sono una fan sfegatata di Pisapia, perché è stato un sindaco clamoroso, bravissimo, senza rivali, e capace di cambiare la faccia di Milano senza mai metterci la sua (di faccia).

Quando Pisapia era sindaco di Milano, non lo abbiamo quai mai visto. Perché Pisapia LAVORAVA. Era gentile, modesto, lasciava spazio ai suoi assessori, e Milano è diventata una grande città: bella, pulita, cortese, dove TUTTI prendono la metropolitana, persino Ferruccio De Bortoli, ex-direttore del Corriere della Sera, che ho visto un paio di sere fa sulla Linea Rossa, mentre parlava al cellulare con qualcuno (non lo conosco, ma l’ho riconosciuto).

Sempre in metropolitana, qualche anno fa, avevo riconosciuto Carlo Tognoli, un altro grande sindaco di Milano, quello che ha fatto partire (per davvero) la metropolitana nella nostra città. Allora mi ero fatta coraggio e gli avevo stretto la mano, ringraziandolo per tutto quello che aveva fatto per Milano. Tognoli era stato gentilissimo, mi aveva chiesto come mi chiamavo, e poi avevamo chiacchierato per dieci minuti, mentre lui dimostrava una cortesia (parola vecchia, lo so) che mi aveva stupito. Io e Carlo Tognoli eravamo due cittadini sui mezzi pubblici. Due cittadini, ovvero due persone che vivono nella stessa città, ma anche dei citoyens, ovvero non dei sudditi.

Pisapia è un uomo cortese, ha fatto per tanti anni l’avvocato, si è sempre guadagnato da vivere, non è un politico così come lo intendiamo in Italia  – uno che con la politica ci mangia –  e non ha bisogno dei nostri denari. Non ha neanche bisogno della nostra attenzione, perché si ritiene un servitore della politica, del nostro paese, e si espone solo perché crede nell’esistenza di un bene comune da servire: l’Italia.

Allora mi chiedo: perché un tale galantuomo è diventato il babau di Renzi?

Perché l’intero PD si è mobilitato per dire che tra Renzi e Pisapia non sarà possibile nessuna alleanza? Mentre invece Berlusconi viene considerato un alleato credibile?

Perché Renzi ha paura di un cittadino gentile, che non gira in auto blu, non ha la scorta, e sta solo cercando di riunire la sinistra italiana?

Non lo so, ma mi ricordo benissimo la notte in cui Pisapia divenne sindaco di Milano.

Eravamo tutti in piazza ed eravamo felici di essere governati da una persona normale, da uno come noi, da un altro cittadino.

Credo che Renzi non dovrebbe temere Pisapia, ma dovrebbe allearsi con lui.

Basta pensare a Bernie Sanders, il cittadino newyorchese di settantanni,  che ha sfidato Hillary Clinton nelle primarie americane. Se lei avesse continuato INSIEME a lui la campagna elettorale americana, avrebbe sicuramente vinto le elezioni.

Mentre invece Hillary non si è alleata con la sinistra democratica, e ha perso contro Trump.

Renzi sta portando il PD verso una sconfitta che peserà come un macigno nella storia del nostro paese. Salvini è arrivato al 15%. Parlando solo di zingari e immigrati.

Io sto con Pisapia.