Sto ritirando i miei libri da Amazon e Create Space perché qualche giorno fa mi è arrivata un’email dall’editor della narrativa italiana di Mondadori, che si chiama Giulia Ichino.
Scriveva che aveva letto tutti i miei libri e voleva conoscermi.
Il tono dell’email era incredibilmente gentile e, quando ci siamo sentite al telefono, anche la sua voce era incredibilmente gentile.
Le avrebbe fatto piacere incontrarmi, aveva spiegato, ma non voleva che arrivassi fino a Segrate, visto che è qualche chilometro fuori Milano.
Giulia avrebbe voluto farmi conoscere anche un altro editor, Federico Grignaschi, che aveva letto i miei libri e conosceva il mio blog.
Allora abbiamo scoperto che a Milano abitiamo vicine, e così Giulia è venuta a casa mia, insieme a Federico, una mattina alle nove, pochi giorni fa.
La sera prima avevo fatto una torta di mele e poi avevo guardato un paio di video su Youtube per sapere com’era la faccia di chi avrebbe suonato al citofono.
Avevo visto una ragazza con i riccioli e un sorriso timido che parlava estasiata di un libro che stava per pubblicare, mentre su Federico non avevo trovato nulla.
Ohibò, mi ero detta, costei non sembra il Moloch austero e severo che ti immagini regnare nelle case editrici, dove l’esordiente viene seppellito, insieme al suo manoscritto, in uno sgabuzzino secondario del quale si butta per sempre la chiave.
Ho una collezione di email e gelide lettere con cui le mie operine sono state rifiutate dalle CE senza neanche quel minino di gentilezza che ti aspetteresti in una lettera precompilata (basta scriverla in tono gentile e poi la mandi uguale a tutti), mentre ora l’editor della narrativa italiana di Mondadori stava per arrivare a casa mia, insieme a un altro estimatore delle mie bocciatissime operine!
Ma non solo, sul mio blog non ho mai fatto mistero di quanto mi sentissi una libera esponente di una nuova ondata di scrittori autopubblicati che presto avrebbero travolto il mondo vecchio e consunto delle case editrici tradizionali.
E adesso due dei più blasonati rappresentati delle CE stavano per mangiare la mia torta di mele che sembrava uscita da un fumetto di Walt Disney degli anni ’40, quelli in cui nonna Papera mette la torta a raffreddare fuori dalla finestra.
Non voglio tirarla troppo lunga, anche perché, quando ho aperto la porta, mi sono trovata di fronte due persone cortesissime e NORMALI, che non assomigliavano all’editor immaginario della CE, così come me l’ero rappresentato in questi anni.
Assomigliavano invece moltissimo a ME, visto che ci siamo subito messi a parlare di libri (scritti da altri, non dei miei) e di selfpublishing.
Argomento, quest’ultimo, sul quale pensavamo le stesse cose (che però evito di dire).
Federico, che ha la barba “da boscaiolo”, come adesso viene orribilmente definita, sembrava più un guerrigliero sandinista che non un editor della Mondadori.
Abbiamo chiacchierato per un paio d’ore e poi Giulia mi ha chiesto se volevo pubblicare i miei libri con loro.
Mi poneva una sola condizione: rivederli insieme a un editor, perché – questa fase l’ho sentita con le mie orecchie! – bisognava tener conto delle indicazioni date dai lettori che postano su Amazon le loro recensioni, e che loro due si erano lette tutte, dalla prima all’ultima.
OK, la favola è a lieto fine, perché le ho risposto che l’editing non mi faceva paura ma che non avrei accettato un C.A.Z., Contratto ad Anticipo Zero, e infatti riceverò un anticipo più che dignitoso. Ho scritto riceverò, perché il contratto sta arrivando in questi giorni.
E poi le ho detto che avrei continuato scrivere quello che mi pareva sul mio blog, anche sul Berlusca.
Giulia mi ha guardato come se fossi un’extraterrestre: “Puoi scrivere tutto quello che vuoi. E su chi ti pare!”.
E così ho fatto il salto della quaglia. Mondadori pubblicherà i miei libri.
Ho ceduto i diritti per dieci anni. Tanto tempo.
Ho firmato perché spero di guadagnare più di adesso, cosa che succederà solo se il libro (in cartaceo) andrà bene.
I miei libri usciranno anche in ebook, ma a un prezzo più alto di quello attuale, e non so se riuscirò a resistere 232 giorni in classifica come ho fatto quando il prezzo era a 0,99.
E se il libro andrà bene, forse in Mondadori riusciranno a vendere i diritti all’estero.
Non me la sentivo di fare un revenue sharing con un traduttore e partire all’attacco di Amazon.com.
Ho una vita sola e comincio a essere stanca.
E ho voglia di rimettermi a scrivere.
Insomma, volevo liberare il mio tempo per ricominciare a fare (di notte) quello che mi piace fare, e cioè scrivere.
Sono diventata una web-marketer mio malgrado e adesso avrò il tempo di scrivere un altro libro che mi aspetta, nella testa, da anni.
Tutto qui.