Nelle aziende ci sono due tipi di riunioni. Quelle con Calendar – il messaggino di Outlook che ti invita a confermare la tua presenza all’incontro – e quelle senza. Partiamo da quelle col Calendar, in genere precedute da frasi come:
“Mi mandi un Calendar?”
“Aspetto il Calendar!”
“Ho accettato il Calendar!”
“Oh, scusa, non ho ancora visto il Calendar…”.
Quando poi arriva il Calendar in questione, potrete esaminare l’elenco degli invitati.
Ma facciamo un passo indietro. Ritorniamo alle email.
Nelle aziende è in vigore un’ikebana borbonica su chi va messo per primo o per ultimo nell’elenco dei destinatari delle email.
Un galateo non scritto, rigidissimo, che prevede, in alcuni casi, di inserire i dirigenti come PRIMI destinatari, seguiti dal popolo di quadri e impiegati, sulla stessa riga, mentre invece, in altre occasioni, i dirigenti vanno messi solo in COPIA CONOSCENZA, come per dire: “Noi plebei stiamo facendo questo e quell’altro, ma la vostra partecipazione alla nostra attività non è necessaria. Ci è però gradito informarvi che…, eccetera, eccetera”.
Mai intramezzare dirigenti e impiegati nell’elenco dei destinatari, sarebbe come far impazzire la maionese. Vanno tenuti distinti, sempre. Separati dalla barriera del PRIMA o del DOPO, o della Copia Conoscenza.
Si possono fare anche altri tipi di analisi sull’elenco dei destinatari: “Chi è stato messo per ultimo nell’elenco degli invitati?”, e altra roba del genere, per capire qual è il peso specifico dei vari colleghi (essere finiti per ultimi non è mai un bel segnale).
Col Calendar, invece, che non prevede la Copia Conoscenza, ma solo il Partecipante Non Necessario, l’ordine degli inviti è strettamente gerarchico. Prima i VIP, anche non dirigenti, poi gli sfigati. L’ultimo vince sempre il Palmarès dello sfigato, quello che bisogna invitare per forza, anche se in realtà se ne farebbe volentieri fatto a meno.
La sola carineria che si può comminare ai dirigenti è quella di inserirli come Partecipanti Non Necessari, che significa di nuovo: “Vi informo che la plebe sta lavorando, ma non è necessario che voi partecipiate all’incontro”.
Può anche verificarsi il caso di una riunione di soli dirigenti, ma allora il Calendar lo manda una segretaria, o un’assistente, concetto nuovo, quest’ultimo, ma sempre più in voga (ne riparleremo).
Ma arriviamo al dunque: le riunioni col Calendar non contano niente, anche se ci sono quaranta invitati. In quest’ultimo caso, essere tra gli invitati è solo un buon segno. Prodromico di una futura crescita. Oppure le riunioni calenderizzati possono essere più intime, una decina di invitati solamente, e quindi sono “operative”. Sempre roba da plebe. E’ la plebe che lavora. I capi non lo fanno. Non direttamente, per lo meno.
Le uniche riunioni che contano qualcosa sono quelle di cui non si sa nulla. Convocate informalmente, nelle ore tarde della sera. Fatte a porte chiuse. Non lasciano tracce, verbali, niente di scritto. Senza prove. Sono le riunioni in cui si prendono le decisioni, quelle vere. Mai più di tre persone alla volta. In genere tutti maschi. Tra le sette e le otto di sera.
Solo chi è disposto a restare in ufficio fino alle otto di sera, potrà fare carriera. Solo di lui ci si potrà fidare, perché durante gli incontri della sera ci si conosce meglio, si fanno le battute un po’ zozze, si diventa amici.
Mentre noi impiegate – quelle da Calendar – alle sei di sera siamo già tornate a casa. Stiamo cucinando, ripassando storia col pupo, apparecchiando la tavola.
Escluse dalla lobby dei convitati serali. Escluse quindi anche dalla carriera. Quella vera, non quella dei Calendar.