Oggi, mentre viaggiavo in metropolitana, ho sentito una signora mormorare al suo vicino la solita frase: “Siamo in Italia…”.
Mi sono chiesta seriamente, per una volta, cosa volesse veramente dire quella frase.
Per trovare la risposta, bisogna fare un saltino indietro, proprio nella storia storia degli imperatori romani e del Senato.
Il primo tentativo di nominarsi imperatore, quello di Giulio Cesare, finisce a pugnalate, inferte direttamente dai senatori, che non erano esattamente dei cretini, perché avevano scritto pagine importanti del diritto romano, di cui siamo ancora i legittimi eredi.
Il fatto che i senatori romani si fossero presi l’impegno di accoltellare Giulio Cesare è già un esempio di cosa significhi la frase: “Siamo in Italia…”.
Giulio Cesare era infatti tornato dalla Gallia, aveva attraversato il Rubicone, dato avvio a una guerra civile, che aveva vinto, ed era stato nominato imperatore.
Contro il volere del Senato.
Il figlio adottivo, Bruto, più una decina di altri senatori si erano quindi occupati di accoltellarlo direttamente nella sede del Senato, così, a tradimento, e senza che il povero Giulio Cesare avesse sospettato nulla: “Siamo in Italia…”.
Possiamo anche citare il cavallo nominato senatore da Caligola. Oppure vogliamo ricordare i quattordici giorni di giochi al Colosseo organizzati da Commodo, il figlio di Marco Aurelio, che travestito da gladiatore uccideva – per la gioia e il giubilo del popolino romano – dei veri gladiatori armati di una spada di legno?
Si, parliamone. Ma non c’è bisogno di dire molto altro: “Siamo in Italia…”.
E Nerone, allora? Non sappiamo ancora se sia vero che l’incendio di Roma fu creato per costruire la sua Domus Aurea, ma forse possiamo saltare la risposta e passare direttamente alla magistrale interpretazione di Alberto Sordi, in “Mio figlio Nerone”, quando Nerone-Alberto litigava con la madre Agrippina, travestiti tutti e due da antichi romani.
Ma possiamo fare un esempio su Roma anche più recente: l’ultimo sciopero dei mezzi pubblici è stato suddiviso dai sindacati dei trasportatori romani in tre diverse fasce.
Il mattino ha scioperato il sindacato “A”, non è neanche importante ricordare come si chiama perché nessuno lo citerà nei libri di storia. Il primo pomeriggio ha scioperato il sindacato “B”, nella serata ha scioperato il sindacato “C”.
Grazie a questa intelligente strategia, i mezzi di superficie (e la sciagurata metropolitana romana) non hanno funzionato per tutto il giorno, senza particolari esborsi fiscali da parte dei trasportatori che scioperavano, perché ogni sindacato ha dichiarato sciopero per le sole ore della fascia che aveva scelto. E i lavoratori hanno avuto trattenute sullo stipendio molto moderate, pur trascinando Roma nel disastro.
” Siamo in Italia…”.
Vogliamo chiudere con un appunto sull’ultima direzione del PD?
Non hanno votato la mozione di Renzi nè Orfini nè Franceschini. Sono usciti dalla sala in cui si svolgeva la riunione per non votare contro la mozione del segretario.
E oggi si legge sui giornali che forse il PD sta per rischiare un’altra scissione, dopo l’ultima, quella di D’Alema e Bersani.
Sembra che Renzi, Lotti e la Boschi se ne siano rallegrati: “Meglio da soli che in cattiva compagnia”.
Renzi sta quindi purificando il PD da tutti i suoi elementi più deteriori, compresi quelli che sino a ieri l’altro erano i suoi più fedeli alleati.
L’estinzione del PD, che si sta avviando sotto la soglia del 20% grazie al sistema di purificazione dai nemici interni, è ormai un fenomeno acclarato, per quanto folle, assurdo, patafisico.
Ma siamo in Italia, mai dimenticarlo…