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La crudeltà dei social network

Non ho la minima intenzione di fare come quelle vecchie zie alle quali racconti che forse hai un cancro al seno, e loro ti dicono: “Sapessi che male mi fanno i calli!”.

No, le minacce a Laura Boldrini sono una cosa seria, e sulla rete possono nascere fenomeni di stalking collettivo sui quali si dovrebbero interrogare sociologi, antropologi e storici, oltre che i membri della Polizia Postale.

Mai comunque augurerei a nessuno il Great FireWall cinese, che vede impegnato qualche milione di cinesi in operazioni di spionaggio via web degli altri milioni di cinesi che cercano invece di usare liberamente il web.

Per tenere controllo tutto quello che succede sulla rete – veramente tanta, tanta roba – sono  infatti necessari veri e propri apparati di polizia informatica che possono permettersi solo ricchi regimi autoritari come appunto quello cinese.

Ma se qualcuno minaccia via web una donna di strangolarla dopo magari averla violentata, beh, secondo me bisognerebbe trovare il modo di applicare subito la legge che prevedere una bella denuncia, e la chiusura IMMEDIATA dell’account sul social network dove la minaccia è stata postata.

I neonazisti/razzisti/antisemiti non dovrebbero essere in grado di postare su siti pubblici  le loro schifose minacce alle donne di sinistra.

Ma veniamo ai mie calli (sono io la zia).

Ho appena pubblicato un libretto su Amazon e sono stata un pochino linciata anch’io, soprattutto per via di qualche refuso che mi era scappato.

C’è stato in particolare un signore che me ne ha dette di tutte i colori, bollandomi come una cattiva esordiente che doveva ripresentarsi a settembre, con un nuovo libro da essere giudicato (sempre da lui).

Bene. Confesso che mi hanno offerto (in anni passati) di tenere delle rubrichette di critica letteraria, sempre rifiutate per un innato pudore a parlare male degli altri.

Mentre invece sui social network si parla male di tutto e di tutti.  La crudeltà e la violenza dei giudizi sembra il tratto principale del postatore medio. A volte anch’io mi ritrovo  a fare battute tremende su Twitter, coperta da un nome che forse non è il mio.

Non tutti, però, sono così cattivi.

Un gentile signore ha postato su Amazon un commento gentile al mio ebook che riporto integralmente qui sotto (dopo avergli chiesto il permesso).

Si può dire quel che si pensa, senza ferire a morte.

Grazie, Marcello Ghironda.  You’re very kind and fair.

Sorprendente!

Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla lettura di questo ebook.
L’autrice riesce a scrivere un romanzo “italiano” dove, per una volta, i nomi italiani dei protagonisti non danno fastidio (come mi accade coi personaggi delle fiction nostrane), lo stesso fastidio che provo per i nomi inglesi dei protagonisti di altri autori italiani che preferiscono scrivere storie che accadono “altrove” (Faletti, per dirne uno a mio avviso molto sopravvalutato).
Questo si deve all’ambientazione dello scritto, decisamente “nazionale”, dove è facile riconoscersi, e dove tutti i personaggi si muovono perfettamente a loro agio.
In questo senso ho trovato le “digressioni” dalla tematica “gialla” molto più godibili dello svolgimento investigativo della storia, in quanto descrivono con arguzia molte situazioni ben conosciute ma raramente così ben usate.
Avrei voluto dare 4 stelle, ma dopo aver letto le altre recensioni (secondo me troppo “punitive”) ne do 5 per bilanciare un pochino.
Ovviamente 5 stelle relative al genere e non in termini assoluti…
A me il libro è apparso anche ben scritto, e gli errori segnalati dagli altri recensori non mi hanno dato un fastidio tale da rendere sgradevole la lettura.

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