Mi raccontò un’amica, molti anni fa, di aver trovato un libro di ricette della nonna sulla cucina di guerra.
Il brodo di pollo veniva sgrassato con un foglio di carta oleata con il quale si faceva poi dell’altro brodo, dopo avere messo a bagno il suddetto foglio nell’acqua.
Bene, ci stiamo avvicinando a quel tipo di ricette.
La classe media italiana affonda, e io con lei.
Sono finiti gli anni delle spesone fantastiche con il frigo che scoppiava e il freezer inzeppato di carne.
FINITI.
Oggi, per sopravvivere, uso dei semplici accorgimenti.
Faccio la spesa quando il frigo è VUOTO. Non ci deve essere un limone. Finito anche il latte, TUTTO.
A questo punto, i miei acquisti si rivolgono verso i SOLI elementi basici della cucina nostrana: pasta, riso, pommarola, cipolle, mele nel sacchetto da due chili, banane, eccetera.
La frutta di stagione deve essere di stagionissima.
Compro le pesche quando arrivano all’euro e mezzo. Le albicocche a quattro euro al chilo mi fanno venire le extrasistole.
Anche la CARNE merita un capitolo a parte.
Basta con i nodini di vitello e le bistecche.
A casa mia entra solo carne di pollo o di tacchino.
I POLLI SCAPPANO quando mi vedono, sanno che fine gli faccio fare.
Quindi vi consiglio:
- il brodo di gallina, con cui si può fare anche il risotto,
- il semprevederde petto di pollo, dal quale ricavare deliziose cotolette,
- la “trita di tacchino”, con cui confezionare succulenti polpette.
E dopo anni di polli e tacchino, Tommaso, al mattino, quando si alza mi saluta con un bel: “Chicchirichì!”, al quale io rispondo con un allegro: “Coccodè!”.
Stay tuned: vi avviso quando inizierà la produzione di uova.
Uova “made in Italy”, prodotte da veri impiegati ruspanti, allevati a terra.
Non più casalinghe disperate da serie TV, ma solo casalinghe ruspanti…
Ruspanti e scannate.