Il CEO di Treblinka

Ho assistito ieri sera all’ultima performance del grande leader (senza passaporto) che si piangeva addosso, piacendosi anche molto.

Con la lacrima sul viso, parlava di sé come di un perseguitato, un uomo che nella vita ha solo e MOLTO sofferto.

Qualcuno potrebbe anche credergli, perché Berlusconi non è una carogna o uno che tratta male i suoi “collaboratori”, come ama definirli (per non sminuirli troppo).

Berlusconi, insomma, non pratica la stronzaggine che Robert Sutton definisce nel suo libro come : “La manifestazione prolungata di comportamenti ostili di natura verbale o non verbale”.

No, Il Berlusca non tratta male le persone, ma ha dato vita, in tutti questi anni, a un fenomeno che chiamerei “Berlusconismo”, caratterizzato dal fatto che il leader è onnipotente e sa cosa fare per il bene della nazione (o di qualcun altro). E non tollera contestazioni di ALCUN tipo.

Berlusconi si è infatti circondato di ruffiani e famigli che in questi ultimi anni gli hanno sempre dato ragione – sempre – e ha allontanato da sé gli intellettuali della prima ora che erano (più o meno sinceramente) convinti che Il Berlusca avrebbe fatto veramente la rivoluzione liberale.

Ieri sera, infatti, i famigli facevano compatti tutti la stessa dichiarazione: “Ha pagato nove miliardi di tasse e ne ha evase solo sei milioni!”, come se l’evasione fosse ammissibile se non supera (in percentuale) il 5% di quanto bisogna pagare allo Stato.

Ma per arrivare finalmente al titolo del post, quello che sostengo è che Berlusconi non sarebbe diventato il capo di un campo di concentramento durante il nazismo – non lo credo un uomo capace di una cattiveria “personalizzata”- ma i suoi epigoni sì, sarebbero disposti a tutto pur di diventare i “leader” soli e illuminati al comando di qualcosa.

Per epigoni non intendo i militanti del PDL o di Forza Italia (che Silvio vuole rifondare) o di quelle ridicole Legioni di Silvio, ma intendo tutti quelli che in questi anni hanno respirato quest’aria da “Grande Leader” che non ammette contestazioni o anche solo un onesto contraddittorio da parte dell’interlocutore.

Parlo di quelli che non ascoltano nessuno ma sono convinti di essere “assertivi” (senza sapere cosa significa la parola), e cioè dicono: “”Si fa quello che dico io, perché ho ragione io!”.

Ridicoli figuri che sarebbero stati degli abili ed efficaci CEO di un campo di concentramento, in cambio della villetta (a Treblinka), di un po’ di servitù e dellla convinzione di essere potenti e rispettati.

Ritengo quindi che il Berlusconismo abbia rovinato l’Italia proprio perché ha creato questa culturetta dell’uomo forte, culturetta che ci porterà a picco tutti quanti.

Nessuno dissente più, nessuno dice CHIARAMENTE quello che pensa, perché siamo stati abituati a stare zitti e a portare rispetto al Grande Capo (nella politica, in azienda, nella nostra vita sociale).

Ma è assolutamente diseconomico abolire il dissenso: il risultato sono SEMPRE  i campi di concentramento. E la fame, le guerre, la povertà, le sconfitte.

Le nazioni libere sono quelle più ricche: la ricchezza è proporzionale al tasso di democrazia presente in un paese (ci sono degli studi che lo dimostrano).

Poca democrazia = povertà.

E il Berlusconismo – illiberale e presuntuoso – ci farà diventare poveri, molto poveri.

Poveri noi e poveri i nostri i figli.

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