Ho chiesto a Claudia Peduzzi il permesso di pubblicare la sua recensione, che è gentile ma onesta, perché quello che scrive è tutto vero.
- Ho avuto una seria passione per Camera Cafè e ho passato intere serate a guardare le vecchie puntate con mio figlio sul PC.
- Il mio libro non è un giallo in senso tradizionale, perché la trama serve solo a raccontare che cosa succede in un normale ufficio italiano, e deluderei chi cerca la suspence.
- Sono stata a lungo negli humour di Amazon, che però si stanno risollevando solo recentemente (all’inizio negli humour c’erano i fumetti di Diabolik).
Ecco l’onesta recensione.
Ho conosciuto Viola Veloce come blogger e solo in un secondo tempo – dopo che mi ha inaspettatamente intervistato come “prototipo di lettore digitale” – ho letto il romanzo da cui origina il nome del blog: Omicidi in pausa pranzo.
Sarà che la scenografia degli “omicidi” mi ha ricordato quella di Camera Cafè, ma – dal momento che Viola afferma che non svelerà il suo vero nome almeno fino alla pensione (leggete il libro e capirete anche perché) – mi piace immaginarla con il volto, la voce e la verve di Debora Villa, che seguo tutte le mattine su Radio Montecarlo. Non so bene perché, ma le sento molto affini.
La veloce descrizione che l’autrice ha lasciato di sé sul blog, i titoli dei suoi due libri precedenti (Mamme Bailamme e Mariti in salsa web), e in generale tutto quello che racconta nei suoi pezzi mi ha ricordato anche il titolo di un film (che per altro non ho visto): “Ma come fa a far tutto”, la cui protagonista è un altro dei miei miti: Sarah Jessica Parker, alias Carry in Sex and the City.
La premessa può sembrare fuori luogo, invece serve a spiegare perché, a mio parere, Omicidi in pausa pranzo si trovi nella categoria Amazon sbagliata, rischiando quindi di non raggiungere il giusto target. Sono una lettrice onnivora, per cui non faccio molto caso alle categorie, ma capisco che un lettore appassionato esclusivamente di Gialli e thriller che compra Omicidi in pausa pranzo – trovandolo al 5° posto dietro a Lee Child (mio autore thriller preferito) e Patricia Cornwell – potrebbe sentirsi raggirato. Diverso sarebbe se trovasse il libro anche ai primi posti nella categoria humor.
Per amor di cronaca devo ammettere che, scorso velocemente i primi venti titoli della categoria su Amazon.it, capisco che l’autrice potrebbe risentirsi a stare lì in mezzo. Tuttavia una veloce occhiata alla stessa categoria su Amazon.uk mi ha risollevata. Non sono io ad essere in errore, è il lettore medio italiano che non sa distinguere tra humour e barzellette di infimo livello.
A mio parere la trama gialla è solo un pretesto e vedrei bene il racconto anche nel gruppo Società e scienze sociali. Viola è bravissima a identificare le diverse tipologie umane, come del resto fa quasi quotidianamente nel suo blog.
La protagonista Francesca, la sua famiglia, i suoi colleghi e superiori, ognuno impersona un “tipo”, qualcuno che anche noi possiamo facilmente identificare tra le nostre conoscenze. La prima vittima, ad esempio, è la classica impiegata “inutile, ma innocua e di buon animo”. Il suo sostituto dimostra che avere un collega che non fa niente non è il peggio che possa capitare. Infatti potrebbe “fare”, ma solo danni ed essere magari anche paranoico, permaloso e aggressivo.
Raggiungere posizioni lavorative senza merito non è inoltre prerogativa solo della categoria impiegati, anzi il problema diventa molto più grave ed evidente più si sale nella scala gerarchica. Qualche mela marcia nelle truppe non cambia il risultato, ma se al comando ci sono degli incapaci la guerra è persa in partenza.
Non lavorando in una grande azienda (vista la descrizione mi sento di affermare: per fortuna!) mi sono divertita di più con le tipologie famigliari: la figlia trentenne lasciata sull’altare dopo un fidanzamento decennale, la mamma disposta a mandarla agli speed-date pur di vederla accasata, la povera ragazza che arriva a pagare ai genitori una crociera (fingendo una vincita ad un concorso) pur di avere qualche giorno di tregua … I personaggi sono ovviamente caricaturali, ma perfettamente plausibili.
Viola ne resterà delusa, ma non è stato difficile individuare il colpevole. Non per questo ho perso il piacere della lettura. Come ho detto gli omicidi sono solo un pretesto per denunciare tante piccole e grandi incongruenze della nostra società, le nostre più o meno innocue manie, insomma un modo per sdrammatizzare. L’unico modo per vivere felici, infatti, è cercare di non prendersi troppo sul serio!