Ecco Alessandra, la mia gentile torturatrice incaricata da Mondadori di fare l’editing di Omicidi in pausa pranzo.
Ha persino accettato che la fotografassi, mentre faceva l’editing a domicilio.
Sono per davvero un’impiegata e non mi posso permettere di prendere dei giorni di ferie, perché altrimenti dovrei andare a lavorare il 24 dicembre.
E così la gentile ragazza mi ha portato a casa il libro nella versione “macroeditata”, con i suoi commenti a margine, tutti molto congruenti, ed è riuscita a beccare anche un paio di erroracci nella trama (colleghi dati per morti prima del tempo).
Mi ritirerò quindi dalla vita mondana per qualche giorno, visto che dovrò riscrivere l’incipit, il finale e aggiustare molte descrizioni.
Tendo a scrivere in fretta e alcuni personaggi sono tratteggiati in modo un po’ troppo sommario.
Per il momento la palla è in campo mio, nel senso che sono io a dover aggiungere nuove pagine nei punti che Alessandra mi ha segnalato.
Insomma, devo scrivere DI PIÙ, con il mio stile – si è raccomandata Alessandra – quando invece mi aspettavo che il libro venisse asciugato (da lei).
E pensavo di godermi un po’ di riposo, ma la gentile fanciulla ha deciso di mettermi sotto a lavorare.
Le sue osservazioni sono peraltro ragionevolissime e io non soffro della sindrome di Stoccolma.
Non mi batto il petto chiedendo pietà se qualcuno mi tratta male, ma gli corro dietro con un gatto a nove code.
Ma sta succedendo tutto il contrario di quello che mi aspettavo.
Bene, ricomincio a scrivere…
Mi sembra un ottimo approccio. Scrivi donna, scrivi!
Sì, scrivo, anche perché ho già disteso (senza complemento oggetto, che in questo caso è sottinteso e fa anche rima). Per fortuna fa caldo, e lo stendino è sul balcone.
Anche Madame Curie, quando alzava gli occhi al cielo, si chiedeva (secondo me) se era giorno da bucato.
E ti dirò di più, anche Madame Curie ogni tanto si ricordava dei suoi peli superflui. Io, esempio, ci sto pensando ora.