Mi ricordo benissimo gli anni in cui la televisione non era ancora digitale, perché dopo le dodici di sera trasmettevano solo filmacci tirati fuori da qualche scatola di pellicole dimenticate nei magazzini.
La televisione di notte era il deserto, così come lo era anche di sabato. A nessuna persona di buon gusto sarebbe passato per la testa di sedersi davanti alla Tv, il sabato sera, a guardare una delle schifezze nazionali a base di gag bollite, ballerine con le calze elastiche e consimili porcherie.
Insomma, prima di Netflix era possibile considerarsi allergici alla cattiva qualità della robaccia trasmessa in televisione. Senza dimenticare il fatto che dovevi vederla alle ore fissate dagli altri, e non da te. Il film di venerdì alle nove e un quarto, il mercoledì alle dieci e mezza, eccetera. Al punto che c’eravamo dotati tutti di un videoregistratore, perché quando non ce la facevi più – avevi sonno – e volevi andare a letto, registravi la fine del film.
Paleolitico superiore, pleistocene, mesozoico. La mia televisione è finita in cantina – letteralmente – anni fa, anche per impedire al figlio intossicato di cartoni animati di vedere la pubblicità di Italia Uno sui giochi della Mattel (che poi voleva comprare).
La pace dei sensi e delle immagini è durata solo un paio d’anni, perché poi ho cominciato a scaricare film da Internet o guardarli in streaming. Tutto piratato, naturalmente, di pessima qualità, con i pixel grandi un centimetro, ma già molto vicino al concetto di televisione on demand, e cioè “guardo quello che voglio, quando voglio io“.
Senza pubblicità, senza dovere fare quell’antiquatissimo zapping tra canali per non vedere lo stesso cazzo di spot quattro volte, mentre cercavi di scoprire come finiva un film. Roba delle caverne, a pensarci adesso.
E poi è arrivato Netflix. Avevo già fatto in tempo a vedere Breaking Bad su non so quale schifoso sito di streaming, ma con Netflix me lo sono rivisto tutto, sul Pc, godendomi la qualità dei server a pagamento. E poi ho perso serate intere a guardare documentari, film, una montagna di serie, sempre con un solo e unico obiettivo: riuscire a spegnere il computer!
Non riuscivo a non sbirciare anche un pezzettino della puntata successiva, e poi magari la guardavo tutta. Senza dimenticare Amazon Prime, gratis, che prometteva – e promette ancora – altre delizie, tutte confezionate in serie di dozzine di puntate.
Finalmente potevo scegliere quello che mi pareva, ero LIBERA! Potevo cambiare film, stufarmi di un documentario, provare a dare un’occhiata allo spettacolo di un comico americano, cominciare un film che cercavo da anni per poi magari scoprire che mi sembrava “vecchio”, e che magari potevo cercarne un altro che mi piacesse di più.
Non so più quanti anni siano passati così, credo dal giorno in cui Netflix è arrivato in Italia. Anni che adesso mi sembrano tutti uguali, perché le serate di binge watching si assomigliano tutte, indipendentemente da quello che guardi.
Adesso mi sono data il buon proposito di non superare l’ora al giorno. E poi ormai ho già guardato tutto. Netflix non riesce a produrre abbastanza nuove serie per soddisfare il suo pubblico di eroinomani. Che vogliono stare dieci di ore di fila davanti al Pc – o la televisione – liberi di guardare quello che gli piace, senza pubblicità, per tutto il tempo che vogliono.
Ho letto da qualche parte che uno dei dirigenti di Netflix ha detto che: “L’unico nemico di Netflix è il sonno“. Nemico contro il quale ho combattuto ferocemente, perché volevo guardare, all’infinito, le serie meravigliose di Vince Gilligan, senza che finissero mai.
Bene, adesso ho deciso di trovare la forza di fare tutte le sere una passeggiata dopo cena, e penso che mi piacerebbe avere un cane da portare a spasso.
La disintossicazione è cominciata. Dio solo sa se durerà.