Non basta lavorare dal lunedì al venerdì, otto ore al giorno, più una di mensa, più di due di trasporto da casa all’ufficio.
No, non basta. La domenica si studia. In compagnia del ragazzino di undici anni che il lunedì ha la verifica. Sempre. Tutti i lunedì c’è una verifica, fosse mai che nel weekend ti venisse voglia di riposarti un po’.
La scena è sempre la stessa.
Domenica pomeriggio.
Libro aperto sul tavolo della sala.
Computer acceso e pronto in un angolo, perché il ragazzino è dislessico e deve fare le “mappe logiche” che può tenere sul banco durante le verifiche (l’equivalente dei nostri riassunti, ma realizzati con un programma che collega i concetti con un sistema di frecce “logiche”).
Il ragazzino ha la testa a ciondoloni e si guarda intorno come se cercasse una via di fuga. Ma non ne ha. Potrebbe solo buttarsi dalla finestra.
Libro di geografia aperto sul capitolo: “L’Europa Alpina”, argomento al confronto del quale la Corazzata Potemkin sembra più figa di un film porno.
Io urlo: “Leggi!”.
Ma lui dà una scampanata con la testa, come quando ti viene sonno in treno e mugola: “Nohhh…”.
Poi aggiunge una serie di: “Che palle! Che pizza!”, ripetuti con frequenza ipnotica. Corro il rischio di cadere anch’io in catalessi.
Comincio a leggere, prima che il ragazzino si butti per davvero dalla finestra, e io dietro di lui. Dell’Europa Alpina me ne frega meno di niente, e speravo di morire senza sapere dove sono i Carpazi. Cerchiamo i Carpazi sulla cartina. Li indico con un dito. Lui mi guarda il dito ma sembra sempre più assente.
Forse si sta addormentando.
Gli do una pacchetta sulla spalla, per tenerlo sveglio.
Lui quasi non reagisce.
Passiamo alle cave e le miniere. L’industria siderurgica. I fiumi, l’energia idroelettrica.
Gli chiedo: “Come si chiama l’industria che estrae energia dall’acqua?”.
Risposta un po’ dubitosa: “L’industria SIDRELETTRICA…”.
Non lo meno solo perché diventato troppo grosso, e ormai me le dà indietro.
Bene, cambiamo argomento e passiamo alle vie di comunicazione, sempre nell’Europa Alpina. Trafori, viadotti, eccetera.
Pacchetta sulla spalla, per tenerlo sveglio, e ditino – mio – puntato sulla foto del viadotto.
“Cos’è questo?”
Risposta: “Un ponte…”.
Niente da fare. Inutile.
Punto il dito sulla foto di un traforo e gli do la pacchetta sveglia-studente: “E questo che cos’è?”.
Riposta: “Un tunnel…”.
Anzi, la riposta è sempre a sua volta una domanda: “Un tunnel?”.
No, è un traforo.
Un traforo nei Carpazi che porta verso un tunnel, passa sotto un viadotto e produce finalmente tanta bella energia pulita: quella SIDRELETTRICA, con una gradazione alcolica leggera, piacevole al palato. Il sidro, insomma, la bevanda più diffusa dell’Europa Alpina, sin dai tempi dei Galli…