Nessuno può darmi torto su una triste constatazione: nei paesi civili, è impossibile diventare premier se possiedi una mezza dozzina di canali televisivi più numerose testate giornalistiche.
E nei paesi civili, nessuno saprebbe come si chiama il cane – Dudù – dell’ultima favorita dell’Innominato.
Cane che compare nelle patetiche foto in cui la fidanzata si china amorevole come un’infermiera sull’Innominato in questione, che non riesce più a nascondere l’età sotto gli etti di cerone che gli spalmano in faccia le sue truccatrici.
L’Innominato sembra una statua di cera del Museo di Madame Tussauds, e nessuno può seriamente credere che la fidanzata-infermiera lo AMI.
Anche perché sono note a tutti le foto della signorina – con Dudù in braccio – lanciata negli attacchi di shopping di cui soffre, anche se la parola sofferenza non è la più adatta al contesto.
La si vede infatti comprare a mani basse occhiali, vestiti, gioielli, eccetera, scortata dalle guardie di colui che AMA.
Ecco, in un paese in cui la stampa fosse libera, e non di proprietà del patrigno di Dudù, qualcuno saprebbe come si chiama quel cane?
Io credo di no.
Non per questo ritengo che il cane in questione debba essere consegnato a un ristorante cinese con la raccomandazione di cucinarlo secondo le antiche ricette dei cuochi di Shanghai.
Anche se in un vecchio film di Fantozzi, succedeva veramente. Col cane della Signorina Silvani.
In realtà il ristorante era giapponese e il pechinese veniva cucinato per sbaglio (e servito alla Silvani).
Il cane si chiamava Pier Ugo, e la scena mi fa ridere ancora adesso.
Ma eravamo in un film di Fantozzi.
Adesso, invece, è tutto vero…