Prima che nascesse la Rete, quando pensavo all’infinito, pensavo ai vuoti e bui spazi siderali.
Associavo l’idea dell’infinito a quella del vuoto.
Adesso, invece, quando penso all’infinito, penso a internet.
Penso ai milioni di pagine web che sono lì per essere lette, che mi chiamano, che invocano la mia attenzione, mentre io arranco dietro alle poche cose che riesco a leggere o fare sul web.
Se insegui un post che ti è piaciuto, puoi arrivare lontanissimo e scoprire terre inesplorate (ma solo per te, bada bene), dove qualcuno vive e racconta cose interessantissime.
Allora vuoi sapere tutto di LUI o di LEI, e cominci a girargli attorno per vedere quali sono i suoi amici, i libri che ha letto, la musica che ascolta.
Pensi: mi piacerebbe conoscere questa persona così interessante. Voglio leggere tutto quello che scrive o scriverà in futuro. Voglio vedere tutti i video o i film che ha fatto, se è un regista, oppure le fotografie, se è un fotografo, o non so cos’altro, se è qualcos’altro.
Basta solo avere un po’ di tempo, e riuscirò a vedere, leggere, scoprire tutto quello che mi interessa delle persone che mi piacciono…
Credo che il mio senso di spaesamento e PAURA di fronte a internet nasca proprio dalla certezza che internet sia oggi una delle proxy più spaventose dell’infinito.
Chi mai vorrebbe nuotare in mezzo all’Oceano Atlantico, tra le onde alte dieci metri, a migliaia di chilometri dalla riva più vicina?
Non è più riposante farsi il bagno sempre nella stessa caletta, dove vai da quindici anni, insieme agli stessi quindici amici?
La vertigine che mi dà internet assomiglia al senso di spaesamento che proverei a percorrere strade sconosciute che corrono fino alla linea dell’orizzonte, senza intravederne la fine.
Sai solo che la strada continua, ma non sai dove porta, né quanto è lunga.
Il paesaggio intorno è bellissimo, ma ti fanno già male i piedi.
Sei molto stanco, ma vorresti continuare a camminare. Non riesci a fermarti, anche se capisci che non ce la fai più.
In questo ridicolo post finto-poetico, mi accorgo di aver descritto la sindrome di dipendenza della quale soffro ormai da molto tempo.
Il tempo che passo sul web non è mai abbastanza.
Vorrei smettere di dormire e di mangiare per continuare a camminare su quella strada e scoprire dove mi porta.
Ma adesso vado a letto, prima di svenire sulla tastiera.
Vorrei smettere di dormire e di mangiare per continuare a camminare su quella strada e scoprire dove mi porta. Giustissimo!!!! Condivido pienamente
La sindrome della dipendenza da Internet l’ho provata anch’io… varie volte.
Per fortuna, arrivato al culmine, riesco a disintossicarmi, e poi riprendo il cammino con maggiore prudenza e avvertenza.
Nicola
Non è una sindrome stupida, di questo dovrete darmi credito, perché la condivido con voi. Ma sì, è abbastanza pericolosa…