Detesto come ognuno di voi le banalità da treno sugli “italiani”, intesi come un unico coacervo di pecore alle quali attribuire una serie generica e indifferenziata di difetti.
Però i difetti ce li abbiamo, noi italiani.
E stanno peggiorando.
Credo che il NOSTRO difetto peggiore sia la mancanza di una volontà attiva nel sostenere con forza opinione diverse e contrarie da quelle ritenute dominanti.
Opinioni dominanti sia a livello politico – oggi impera il partitone unico che mette TUTTI D’ACCORDO – ma anche nelle aziende e in tutti gli altri consessi sociali.
Noto quanto sia disperante intervenire persino in un consiglio di classe per chiedere agli insegnanti qualche delucidazione sui programmi che verranno seguiti: viene trattato come un DISSIDENTE.
A scuola COMANDANO gli insegnanti, come nelle aziende COMANDANO i capi, come nel Sud Italia COMANDANO le varie cosche e coschette (di cui peraltro nessuno parla più).
L’italiano medio cerca di capire chi COMANDA nella specifica situazione in cui si trova, e cerca di non dissentire e non dargli troppo fastidio.
Credo che questa innegabile caratteristica antropologica derivi da anni di invasioni straniere – e lotte tra poteri locali – che si sono succedute, fino a quando non è stato creato uno staterello nazionale.
Siamo stati abituati a ubbidire a sovrani stranieri (o signorotti locali), in cambio di un po’ di calorie: “Che sia Franza o si Spagna, purché si magna“.
Il nostro cinismo è cresciuto all’ombra della paura. Paura di farti accoppare se provavi a dissentire.
Dove invece è nato prima uno stato nazionale – con un corpo di leggi – sono potuti nascere anche i cittadini, difesi dallo stato dai soprusi dei prepotenti e dei violenti.
Noi italiani, invece, siamo abituati a fare la pace col nemico per non farci accoppare.
E’ da questa lunga abitudine al silenzio che deriva la tolleranza alle ultime porcate nazionali, a cominciare da una legge elettorale che impedisce ai cittadini di scegliere i loro candidati all’interno delle liste elettorali.
I partiti sanno in quali circoscrizioni prendono più voti e sono in grado di eleggere un candidato.
In quei collegi, ci piazzano quindi il candidato da eleggere, come la Brambilla, quella dei canili, per intenderci, con i capelli tinti di rosso.
E intanto andiamo a fondo, così, senza un lamento.
Gli unici a lamentarsi – in modo spesso un po’ confuso – sono stati quelli del Movimento a 5 Stelle, di cui però ho perso le tracce.
Certamente la stampa li ignora e nessun giornale vuole portare voti a Grillo alle prossime elezioni europee, ma anche loro sembrano entrati nell’oscurità.
Chi ci salverà dalle tenebre della deindustrializzazione non è ancora dato da sapere.
L’indignazione deve diventar un sentimento nazionale e i morti della Sardegna dovrebbero farci indignare tutti un po’ di più.
Ma ormai i granuli omeopatici di indifferenza, assunti da tutti in dosi quotidiane e giornaliere, ci hanno trasformato in un popolo di begli addormentati.
Spero solo che un peggioramento della crisi economica non ci porti a destra, come succede da sempre nella storia recente.
In Grecia, Alba Dorata – fascistissimi – sta andando forte, e non vorrei che dopo il Governetto Letta sia addirittura possibile peggiorare.
Al peggio non c’è mai fine, direbbe un italiano medio.
Prova della totale mancanza di volontà attiva nel nostro paese è l’endemica incapacità, attraverso praticamente tutta la nostra storia, di portare avanti una vera e propria rivoluzione. Capisco che c’è rivoluzione e rivoluzione, ognuna è diversa ad andare nello specifico, ma noi siamo veramente l’emblema della docilità. E a scuola si insiste tanto per far studiare l’impero romano: ultimamente non so se dover pensare che ci vogliano convincere, sotto sotto, che tanto siamo il paese più bello del mondo nonostante tutto. Vorrei vedere, siamo i discendenti dell’impero romano! Peccato che dopo sia successo anche altro, non solo Rinascimento, dopo Giulio Cesare & C. Peccato stabilire questi programmi scolastici sbilanciati. Peccato azzerare qualsiasi coscienza nazionale: ottimo, perché così siamo più inclini a ubbidire e rimanere politically correct.
Tutto vero, come sempre. Aggiungo che essere politically correct in Italia non significa evitare di fare battute volgari sui gay, ma di non farle sui potenti.
Anche i giornali fanno la riverenza a tutti i partiti del nuovo governetto mentre sputano in faccia a chi dice cose diverse. Sarebbe interessante capire quali siano i rapporti intimi del governetto con gli imprenditori italiani. Quelli di taglia grossa, non gli sfigati con dieci dipendenti. Anni di leggi lavoricide hanno impoverito i lavoratori che oggi non consumano più, con grande disdoro di chi non capisce le conseguenze finali della frana di tasse che ci hanno fatto scivolare addosso.
Qualche tempo fa una ragazza che da sola reggeva la sua famiglia, mi disse a proposito della fauna che popola Billionaire et similia che i suddetti facevano benissimo a spendere 5000 euro a serata, perché “se lo potevano permettere” e non solo, “sono belle persone, meglio dei pezzenti che vedo [vede] ogni giorno”. Non mi interessa dei 5000 euro, che li spendano, chissenefrega; quello che mi disturba è che ci siano persone che fanno letteralmente i salti mortali per campare e alla fine bon, va tutto bene, è come se avvallassero tutto questo. Dimostra quanto è profondo questo stato mentale di asservimento. E ovviamente si va oltre il riccastro del Billionaire, fino a quelli che come dici tu sono assolutamente intoccabili. E la Fiat? Hanno cannibalizzato il mercato dell’automobile. Che fine ha fatto l’Innocenti? La Fiat ci deve stare, anche a spese dello stato. Tanto paghiamo noi. Poi si, ci sono gli sfigati troppo occupati a lavorare con 10 operai, una realtà che vivo in famiglia. E poi ci sono i giornali e quando ti senti dire che in Italia non si vuole leggere di piccola impresa, ma che al limite interessa il suicidio di un imprenditore, capisci che veramente siamo nel paese della libertà di parola fittizia e ti passa veramente la voglia di scrivere. Finché non inizi a scrivere veramente, ma per conto tuo. Destino di questo stato senza nazione: forti con i deboli, deboli con i forti.