Sono andata a riguardare un vecchio post, scritto quasi un anno fa su una noiosa domenica pomeriggio.
Lo copio subito dopo aver velocemente descritto quella di oggi.
Tommaso ha passato il pomeriggio a giocare a Minecraft con un suo compagno di classe che sta dall’altra parte di Milano, sempre connessi via Skype.
Hanno costruito – insieme – case digitali, e cercato – insieme – su Youtube una ricetta per fare la zuppa, anche questa digitale.
Hanno guardato contemporaneamente una specie di tutorial fatto da un ragazzino che spiegava quali ingredienti – digitali – usare per fare la zuppa.
Hanno quindi ininterrotto le loro ricerche due altri ragazzini – su Skype – e sono passati a un altro gioco dove tutti e quattro avevano l’account.
Quando ho preparato la cena, Tommaso ha detto ai suoi amici: “Alzo il volume (di Skype) se mi dovete dire qualcosa!”.
Noi due ci siamo messi a tavola, parlando sottovoce perché non ci sentissero i suoi amici.
Poi lui è tornato da loro e hanno ricominciato a confabulare.
Devo ammettere che tutte le volte che entro nella sua stanza, parlo sempre a voce bassa, perché ci sono almeno un altro paio di adolescenti connessi che ascoltano TUTTO quello che succede a casa nostra.
Vivo col terrore che qualcuno mi senta mentre gli dico qualcosa di sgradevole.
Ed ecco il post di un anno fa.
Temevo che Tommaso sparisse col branco.
L’ha fatto. Il branco digitale.
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Domenica pomeriggio col figlio undicenne.
Tommaso è ancora in quell’età di mezzo – né carne né pesce, tanto per non essere banali – in cui ti sei stufato di stare con i genitori, ma sei troppo piccolo per andare in giro da solo.
Sì, all’oratorio un giretto da solo se lo fa, ma non gli va più manco quello.
Tommaso soffre di una noia consustanziale, da pre-adolescente moderno, e non sa neanche lui cosa vorrebbe fare.
Passo la domenica a proporgli tutto quello che immagino potrebbe piacergli, e che magari piacerebbe anche a me, ma lui risponde immancabilmente: “Che pizza!”, oppure: “Che palle!”.
Io: “Vuoi andare al cinema?”
Tommaso: “Che palle, sempre la stessa roba!” (quale roba non si capisce, perché tutta l’industria cinematografica è diventata un immenso e indistinto bolo di noia).
Io: “Andiamo al planetario?”
Tommaso: “Che palle! Ancora?” (ci siamo andati un anno fa).
Io: “Allora chiama un amico!”
Tommaso, un po’ più interessato: “Chi? Chi chiamo?”
Faccio una proposta: “Chiama Tizio!”
Tommaso: “Tizio, che palle!”
Ci riprovo: “Chiama Caio!”
Tommaso, più convinto: “Sì, dai, lo chiamo!”
Gli passo il cellulare, così lui non consuma la sua ricarica.
Fa il numero e parte una di quelle buffe conversazioni fra pre-asoloscenti che non hanno ancora imparato a dire: “Ciao come stai, come va, eccetera”.
Tommaso, parlando con Caio, parte subito con: “Ciao sei libero?”
Sento Caio che risponde a Tommaso: “No, sono con un mio amico”
Tommaso: “Va bene, ciao”.
E mette giù.
Mi guarda con l’aria schifata, come per dire: “La tua solita proposta di merda…”.
Ricominciamo.
Io: “Andiamo al parco?”
Tommaso: “Che pizza, sempre al parco…”.
Lo so già: mi mancheranno i suoi “Che pizza!” quando non avrà più bisogno di me, e si farà gli affari suoi.
Mi godo i suoi ultimi sprazzi di noia, condivisa, prima che Tommaso sparisca per sempre, intruppato col branco alla scoperta del mondo.
Cambiano i mezzi, magari si fanno più raffinati o solo diversi, ma certi meccanismi negli affetti e nella crescita sono sempre gli stessi 🙂 spero di passarci anche io quando sarò – lo spero tanto – una mamma anche io…
…ciao, volevo solo farti sapere che ti ho menzionato per lo Shine on Awards 🙂 non si vince nulla, mi sa, ma lasciamo stare. Spero ti faccia piacere. http://tersiteblog.wordpress.com/2014/01/20/shine-on-awards/