Tutte le mattine, quando mi sveglio, faccio l’elenco dei motivi per cui sono depressa.
Oggettivamente depressa. Per degli ottimi motivi, quindi.
Elenco i primi dieci che mi vengono in mente.
Poi farò – non so quando – l’esercizio inverso. E cercherò i dieci buoni motivi per essere felice.
Ma sono una che il bicchiere lo vede mezzo vuoto: cominciamo dalla depressione.
- Soffro di una nevralgia del trigemino che va e che viene. Quando viene, tutto perde di senso. Prendo dei farmaci che un po’ mi aiutano, ma ci sono delle gran brutte giornate.
- Mia madre sta male da un numero impreciso e ormai infinito di anni: la sento tutti i giorni, e tutti i giorni mi dà una cattiva notizia.
- Mio figlio è dislessico. A scuola sopravvive malamente e le sue insegnanti non hanno mai avuto un moto di pietà o di comprensione per i suoi problemi. Anzi, gli parlavano male di me. Gli dicevano: “Quella pazza di tua madre pensa che sei dislessico!“. Anche se lui era certificato tale in tutti gli ospedali di Milano.
- Ho sentimenti violentemente negativi verso la scuola in generale e le insegnanti di Tommaso in particolare. Reprimo a fatica la mia voglia di sangue e stalko le sue professoresse con delle email cortesi e sprezzanti. Ma il fatto di farle soffrire, non appaga la mia voglia di sangue.
- Passo undici ore fuori casa, perché lavoro fuori Milano, e quando ritorno devo tirare fuori i panni dalla lavatrice e cucinare (che mi fa schifo).
- Dopo che abbiamo mangiato, invece di guardarmi un film, studio insieme a Tommaso le inutili materi sulle quali verrà interrogato il giorno dopo (e qui si ritorna al punto 4).
- Dopo che abbiamo finito, lui fa dei giochi stupidi al computer, mentre io penso che da grande farà il mulattiere, ammesso che trovi un mulo disposto a farsi condurre da un asino (Tommaso a scuola non impara nulla, e qui si ritorna al punto 4).
- A questo punto, mi schiaffo anch’io davanti al PC, mentre il vicino di casa spara la musica a palla e mette Frank Sinatra in loop (e lo messaggio per farglielo spegnere, perché altrimenti Tommaso non dorme).
- Lui allora mi risponde che vuole denunciarmi ai carabinieri perché mi ha sentito urlare con Tommaso di endecasillabi incatenati (giovedì lo interrogano su Dante). Io provo allora nei suoi confronti gli stessi istinti omicidi che provo nei confronti delle insegnanti di mio figlio. Istinti che devo reprimere per non finire a San Vittore, fatto che mi provoca dei sussulti gastrici non indifferenti.
- A questo punto prendo un Lansoprazolo, ma i vicini del piano di sopra attaccano – anche loro – con la musica e io sento di nuovo la voglia di sangue di cui al punto 4 e punto 9.
Ma siccome non voglio lasciare mio figlio al freddo al gelo mentre sconto trent’anni a San Vittore, ammazzo qualcuno in un libro.
Su Amazon, a 99 centesimi.
Eh, meno male che c’è la scrittura che un po’ ci salva dalle nostre croci! 🙂
Ti preferisco come Jessica Fletcher piuttosto che come mamma depressa.
Nicola