Dopo anni di persecuzioni da parte di un’altra condomina che si lamentava delle “perdite” di acqua dai miei balconi, questa sera, durante l’assemblea di condominio, ho scoperto che il colpevole era un altro.
Un insospettabile vicino di casa, sempre elegante e di modi cortesi – non ha l’aria di essere alla canna del gas come me – e che aveva sempre negato ogni addebito, per dirla come un avvocato.
Ma il colpevole era lui. Smascherato!
Durante gli anni di persecuzione, ho dovuto sostituire con fiori finti (trovati nei negozi dei “cinesi”) le piante aromatiche da due euro che avevo comprato all’Esselunga, e dei cui profumi mi inebriavo nelle serate afose di Milano.
Il risultato – delle mie piantagioni sintetiche – è quello che si vede nella foto. Orribile.
Ma parlo delle piante solo perché sono consapevole di quanto sia idiota l’argomento.
Per tutta la durata dell’assemblea ho pensato a quando mi sarei schiantata – con le mie piante sintetiche – nella crisi di crescita del capitalismo italiano.
Sono infatti la rappresentate perfetta di come sia sottile quella linea rossa tra stipendio e miseria della quale ho già parlato.
Mentre l’amministratore parlava del prossimo conguaglio di euro 1.000 che mi aspetta (le spese condominiali sono una delle voci più “pericolose” nei bilanci delle famiglie italiane), io scrivevo il verbale sull’iPad (che devo ancora finire di pagare), ed ero collegata ai server della Telecom con una connessione superveloce (non ancora la fibra, ma la ADSL da 20 mega).
Mio figlio giocava sul computer in camera sua, anche lui superconnesso, e totalmente ignaro dei pensieri funesti di sua madre.
Che si chiedeva quanto a lungo avrebbe resistito nel garantire al figlio uno stile di vita confortevole e decente, senza dovergli confessare che ci sono dei giorni in cui mi sembra di essere sul punto di scivolare nel burrone della decrescita infelice alla quale sembriamo condannati.
Quanto saremmo veramente capaci di resistere a una decrescita dei nostri consumi senza soffrirne troppo?
E che cosa succederebbe se a un certo punto non fossimo più in grado di consumare del tutto, perché ti è saltato il lavoro (in cinque minuti, come capita adesso)?
Tra l’iPad a rate e il VUOTO c’è una distanza piccolissima. Sempre più corta.
E ti manca il fiato quando guardi giù, verso lo strapiombo.
Io già sono in caduta,libera nel burrone. Come te avevo un lavoro come impiegata, due figli teenager, il computer, il laptop, le vacanze di tre settimane in Grecia e, anche se con difficoltà, arrivavo a fine mese togliendomi anche qualche “sfizio”, ma sempre con moderazione. Da Novembre 2012 tutto è cambiato. Per mia fortuna (?) all’atto del licenziamento avevo compiuto 50 anni, quindi sono riuscita a percepire il sussidio di disoccupazione per 1 anno anzichè 8 mesi. Questo dopo oltre vent’anni di contributi e tasse varie, sempre pagate. Ora non prendo un euro, cioè lo Stato italiano ha deciso che se non sono riuscita a trovare un lavoro dopo un anno vuol dire che non ho più il diritto di vivere, pazienza per quanto già versato, a buon rendere. E non importa che io parli tre lingue (veramente, e non come l’italiano medio), abbia lavorato una vita come segretaria amministrativa (in piccole aziende quindi alla fine ero una tuttofare),anche all’estero ed abbia molte altre capacità… Bisogna dare lavoro ai giovani, quindi ci faccia una cortesia; si faccia di lato (ormai non ci serve più)
Ciao Mary, sì, a te è capitato. Ma non sarai la sola. E i giovani ai quali si dà lavoro, sono pagati poco e quindi fanno una concorrenza spietata a chi ha (o aveva) un contratto di lavoro tradizionale, più costoso di quelli che piacciono tanto anche all’attuale Presidente del Consiglio.
Il finale è scontato: crisi della domanda interna, conseguente crisi immobiliare (con le aste delle banche che adesso vanno deserte: affari loro!), natalità zero, eccetera.
Non credo che potremo venirne fuori fino a quando ci sarà ancora in giro un politico della Prima/Seconda Repubblica.
Ma adesso ti scrivo.