Compiti delle vacanze: tutta colpa delle mamme se i figli non li fanno

Assisto da anni allibita al tentativo – da parte degli insegnanti – di attribuire alle madri la responsabilità dell’andamento scolastico dei figli.

Ricordo con angoscia i primi consigli di classe delle elementari, in cui le maestre ci incitavano a seguire i nostri figli nei compiti a casa, del cui svolgimento eravamo le principali garanti. Noi madri, naturalmente, perché i padri perdono in genere la pazienza, prima di noi, di fronte al triangolo isoscele e il trapassato prossimo.

Agli studenti italiani, dalla prima elementare in poi, vengono infatti somministrate dosi da cavallo di compiti da svolgere a casa, e i weekend e le vacanze estive delle famiglie italiane vengono dedicati allo svolgimento dei compiti suddetti, perché le madri si vergognano a mandare i figli a scuola senza i compiti fatti.

E se per caso a qualche madre passasse la voglia di rincorrere il figlio per fargli ripassare tutti gli stati europei – a Natale o Ferragosto – ci pensano le insegnanti a richiamarle all’ordine.

Ho dovuto infatti firmare non so quante note sul fatto che Tommaso si era dimenticato di svolgere qualche esercizio, e poi ho firmato le note sulle note che non avevo firmato.

Se infatti il ragazzino si dimentica di farti firmare la nota in questione, ne arriva una il giorno dopo, che devi a sua volta firmare, in cui prendi atto del fatto che non hai firmato la nota precedente. Sembra un gioco di parole, ma non lo è.

La scuola italiana chiede di fatto ai genitori di trasformarsi in torturatori della domenica – in vece degli insegnanti – dei nostri figli. E se per caso ci sottraiamo al compito che ci viene affidato, ecco allora che scatta il meccanismo punitivo (sui genitori) delle note da firmare.

Naturalmente ho letto il libro di Pietropolli Charmet: “Non è colpa delle mamme“, in cui Pietropolli sconsiglia alle ansiose genitrici di “andare a scuola al posto del figlio” e di esporlo alle prime delusioni, che deve imparare ad affrontare da solo.

Io credo però che il perverso meccanismo delle note sia fatto per smuovere il narcisismo delle madri, che non ce la fanno ad avere un figlio asino, e cominciano ad aiutarlo per evitare al figlio, ma anche a se stesse, i brutti voti e le conseguenti ferite al proprio narcisismo.

Purtroppo, negli ultimi anni, quando ho chiesto alle insegnanti di mio figlio – che è anche dislessico – di non PUNIRLO se si dimenticava a casa la penna o non aveva finito i compiti, non ho mai ricevuto risposte empatiche.

Chiedevo alle insegnanti di stabilire un patto educativo tra di noi, in cui io affidavo a LORO mio figlio, e loro si prendevano la responsabilità (almeno parzialmente) dei suoi risultati scolastici, evitando di punirlo al primo quaderno dimenticato a casa.

La risposta era sempre NEGATIVA – ripartiva il meccanismo delle note – e alla fine ho disotterrato l’ascia di guerra.

Si vis pacem, para bellum“, spiegavano i latini, e cioè: “Se vuoi la pace, prepara la guerra“.

Il colpo è andato a segno – non racconterò i dettagli – ed è finalmente tornata la pace.

Sono sparite le note, ma è arrivata lo stesso una valanga SPROPOSITATA di compiti per le vacanze.

Sono così tanti che Tommaso potrebbe farli solo se lo aiuto io.

Ma io voglio togliermi di mezzo: non ne posso più di andare a scuola al suo posto.

Gli ho detto che farà i compiti che riesce a fare, da solo, e non morirà nessuno se non li finisce.

E ho anche trovato sul web un dirigente scolastico che si batte contro i compiti delle vacanze.

Si chiama Maurizio Parodi e ha scritto un libro che si chiama: “Basta compiti!“.

Vi segnalo la dichiarazione che Parodi consiglia di mandare alle scuole.

Che manderò anch’io (in forma leggermente modificata).

Eccola!

Con la presente informo che mio figlio non svolgerà i compiti assegnati per le vacanze:

  • perché come tutti i lavoratori (e quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante) ha “diritto al riposo e allo svago” – diritto inalienabile sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo;
  • perché le vacanze sono degli studenti e non (solo) dei docenti, ai quali nessuno si permetterebbe di infliggere un simile castigo;
  • perché così potrà finalmente dedicarsi, senza l’assillo di magistrali incombenze, a occupazioni creative e ricreative, dalla scuola trascurate o ignorate;
  • perché insieme potremo fare piccole e grandi cose, divertenti, appassionanti, quelle che l’impegno scolastico (protraendosi a dismisura oltre l’orario di lezione) non permette;
  • perché starà con gli amici al mare, in montagna, nella natura, all’aria aperta dopo essere stato recluso per ore, giorni, mesi (interminabili) in aule anguste, disadorne, quando non addirittura squallide, asfittiche (vere e proprie aree di compressione psichica);
  • perché leggerà per piacere e non per dovere;
  • perché giocherà moltissimo.

La responsabilità di tale decisione è solo mia e l’assumo in quanto legittimo esercente della potestà famigliare, perciò non potrà essere motivo di qualsivoglia azione o provvedimento, meno che mai disciplinare.

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3 thoughts on “Compiti delle vacanze: tutta colpa delle mamme se i figli non li fanno

  1. stephymafy ha detto:

    Non fa una piega.
    Mio figlio ha finito quest’anno la prima elementare, e inizio ad avere seriamente paura.
    Ciao Viola.

    • Viola Veloce ha detto:

      Fai bene ad avere paura. Non sai cosa sono le medie. Io credo che la somma di lavoro + casa + scuola (dei figli) stia per sotterrare la psiche delle donne italiane. Lavoro a tempo pieno e compiti a casa sono una miscela diabolica che ucciderebbe un santo.

      • stephymafy ha detto:

        Una volta Barbara Palombelli, che non stimo particolarmente ma quel giorno parlava alla radio, ha detto “La scuola media è il buco nero dell’istruzione italiana”…e ha ragione. E’ abbandonata, e abbandona, proprio nel momento più difficile per i ragazzi.
        Si..ho paura.

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