L’ultima notte nella COSA

So bene che il mio blog è un pastiche (letto anche poco) degli argomenti più disparati: dall’articolo 18 al campo naturista croato dove trascorro le vacanze NUDA, in una roulotte di sesta mano che ha compiuto 35 anni di età, e nella quale piove dentro.

L’anno scorso, infatti, in una notte buia e tormentosa, ero quasi morta di infarto a sentire i tuoni e i fulmini che accompagnavano un violento temporale croato, durante il quale la roulotte aveva cominciato ad allagarsi.

Fino a quel giorno la roulotte aveva retto alle piogge, e pensavo che ce l’avrebbe fatta anche quella notte.

Ma alle cinque del mattino aveva cominciato a gocciolare dentro da uno degli oblò MARCI sopra il tetto e, mentre sentivo gocciolare dentro, ero stata assalita da un’ondata di terror panico, di origini credo antichissime.

Le alluvioni infatti uccidono DA SEMPRE noi poveri esseri umani, fin dai tempi in cui ci nascondevamo nelle caverne per proteggerci dalle piogge torrenziali fino ad arrivare ai tifoni che ancora adesso colpiscono paesi come le Filippine, dove l’acqua UCCIDE ancora, perché le case fanno schifo, non esistono sistemi di scolo decenti, eccetera.

Bene, quella notte di pioggia avevo provato un po’ di quel terrore che credo venga a una mamma filippina quando sente l’acqua che picchia sul tetto e pensa che non riuscirà a salvare i suoi bambini.

Avevo infatti cercato di svegliare mio figlio per dirgli che – forse – eravamo in pericolo, ma lui si era girato sul letto e mi aveva risposto qualcosa del tipo: “Mamma, non rompere“.

Io allora avevo preso una pila e avevo esaminato l’oblò da cui entrava la pioggia, trovando la fessura che lasciava passare l’acqua.

La fessura non era poi così grande, e in effetti nella roulotte entrava solo qualche decilitro di acqua, e non delle pericolose secchiate che avrebbero potuto rappresentare un vero pericolo per l’incolumità della mia creatura.

Era comunque rimasta sveglia fino al mattino, quando la tempesta era finita e avevo capito che la fessura dell’oblò non avrebbe portato alla morte per affogamento del mio povero bambino che dormiva nel letto di fianco.

Questa lunga, patetica ed eroica premessa serve solo a dare un’idea di come nella vita si cambia! Eccome se si cambia!

Dunque, anche quest’anno, era previsto un altro temporale per l’ultima notte che passavamo in campeggio.

Lo sapevo perché un nostro vicino di roulotte – proprietario di un grazioso camperino che gli invidio molto – ha una particolare passione per le previsioni del tempo, e passa le serate nuvolose a consultare un sito con delle bellissime immagini satellitari, che lui poi interpreta con una certa previsione.

Sul suo cellulare si vedeva molto bene la tempesta in arrivo e lui aveva previsto anche l’ora: le quattro del mattino.

Io sapevo cosa sarebbe successo: ci sarebbe stato prima il frastuono del rumore della pioggia sul tetto della roulotte, e poi sarebbe piovuto dentro. Ma non TROPPO, come avevo constatato l’anno scorso, solo UN PO’…

Io, però il giorno dopo dovevo finire di smontare la roulotte e farmi il viaggio di ritorno verso Milano (due autobus + treno).
Non potevo quindi restare sveglia dalle quattro. DOVEVO DORMIRE!

Che cos’ho fatto, quindi?

Mi sono tracannata una bella birretta e poi ci ho aggiunto un pastiglione di scorta che mi porto dietro per le situazioni di emergenza, e sono entrata in coma verso l’una di notte, dopo che anche Tommaso si era addormentato.

Ho dormito come un angioletto, e alle sette del mattino ho sentito la voce di mio figlio che urlava: “Mamma, la roulotte è allagata, svegliati!“.

E’ bastato dare una veloce occhiata per terra per vedere un centimetro d’acqua sul quale galleggiavano le mie ciabatte.

Ma ormai aveva smesso di piovere e il temporale era passato: la terapia “birrozzo + pastigliozzo” aveva funzionato bene!

Ma Tommaso era arrabbiato con me: “Mamma, ti ho chiamato un sacco di volte questa notte, ma tu non sentivi nulla! La  pioggia faceva un rumore pazzesco, come hai fatto a non svegliarti?“.

Ecco, quando sarà grande e leggerà il mio blog, saprà come sono riuscita a farmi una delle dormite migliori della mia vita.

Ero fresca e riposata come una rosa, e sono partita per Milano di ottimo umore e piena di energia.

Se poi sono una madre perfetta, non lo so, ma ormai è andata così: here I’m!

Ma l’anno prossimo, a costo di fare le marchette, ho giurato che mi compro un’altra roulotte (usata).

Lo giuro tutti gli anni (a mio figlio), ma quest’anno l’ho giurato anche a me: CE LA DEVO FARE!

P.S.

Avevo cominciato a guardarmi intorno, qualche giorno prima di partire, dal solito rivenditore croato di roulotte che mi aveva spacciato la COSA. Ma la visita al campo di roulotte di sesta mano merita un post a parte.

P.S.

Un caro saluto a Paolo, il meteorologo, e anche a Bruno, vicino di roulotte, che durante il temporale precedente era anche venuto a controllare se eravamo vivi.

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2 thoughts on “L’ultima notte nella COSA

  1. Aida ha detto:

    Di solito gli uomini predicono meglio le previsioni grazie ad uno strumento chiamato guallera …. Credo sia l’ernia, quella che viene all’inguine. Se duole, la pioggia è in arrivo. La previsione ha una probabilità del 90%.😁

  2. Viola Veloce ha detto:

    La guallera… Grazie Aida per il tuo contributo alle conoscenze scientifiche della sottoscritta. Io sapevo dei CALLI, anche se non ho mai potuto testare su me stessa il potere previsionale del CALLO (non ho il piede propenso allo sviluppo del materiale in questione).
    Aida, ma tu sei simpa!

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