Mamma, sei già nuda!

Se qualcuno pensa che possa esserci qualcosa di sbagliato – perverso – in questa frase, si sbaglia.

L’ha pronunciata mio figlio in un campeggio naturista (nudista, come si diceva una volta) croato, di cui sono stata per anni una fedele cliente.

Avevo una roulotte schifosa, di cui ho conservato qualche immagine, come l’angolo cucina di cui sopra, nella quale mi accomodavo (parola grossa) ogni anno in agosto.

Ecco, a me piaceva un casino andare in quel campeggio pieno di tedeschi e altri popoli del Nord Europa dove tutti stavano nudi, dalla mattina alla sera, anche quando pioveva di brutto, senza che a nessuno gliene sbattesse niente di quello che pensavano gli altri.

Belli, brutti, ricchi, poveri, magri, grassi, vecchi (quasi sempre), giovani (quasi mai) eravamo tutti uguali, nudi di fronte a Dio, come se fossimo già arrivati in un girone del Paradiso, accolti da San Pietro in persona, ormai ammessi a una qualche forma di vita superiore, dove non era più necessario fare nulla per godersi l’eternità, tanto meno vestirsi.

Ecco, questo è quello che pensavo: in un campeggio naturista ci si sente liberi di essere come si è, anche se metto subito in chiaro che nei campeggi del FKK – un movimento tedesco che predica il rapporto diretto con la natura, proprio corpo compreso – non si fa sesso con i vicini di tenda o di roulotte.

Al contrario, i campeggi del FKK sono luoghi serissimi e silenziosissimi dove tutti praticavano già in tempi non sospetti il distanziamento sociale: i naturisti mantengono sempre una discreta distanza l’uno dall’altro, proprio perchè deve essere chiaro che non siamo in un bordello di Berlino (ce ne sono per tutti gusti, anche quelli dove si sta tutti nudi).

Beh, insomma, tutta questa premessa per dire che mio figlio, qualche anno fa, aveva pronunciato quella frase: “Mamma, sei già nuda!“, senza che mi sia dovuta beccare una denuncia.

Ecco qual era il contesto. Eravamo appena arrivati dall’Italia, dopo un viaggio infinito, e dovevamo passare la nostra prima notte nella mia schifosa roulotte preistorica, comprata di sesta mano in un rimessaggio croato di roulotte.

Ma la roulotte ballava: i supporti laterali che la tengono dritta non erano stati fissati bene, e quando si entrava, sembrava di stare sulla tolda del Titanic, mentre rollava negli ultimi secondi prima dell’affondamento.

Preoccupata dall’idea di doverci passare la notte dentro – a ogni passo la roulotte si inclinava da una parte o dall’altra, in modo preoccupante – avevo chiesto aiuto, urlando al vento (in inglese): “C’è qualcuno che mi può dare una mano?“.

Ero stravolta, ancora completamente vestita, e con una specie di cric in mano che non sapevo usare e serviva per sistemare meglio quegli agganci laterali che servivano a tenere la roulotte diritta.

Qualcuno aveva sentito il mio grido di dolore, perchè erano comparsi all’improvviso due gentilissimi uomini anziani (verso gli ottanta, come minimo), completamente nudi, che mi avevano preso il cric dalle mani e si erano messi a trafficare intorno alla roulotte.

Alza di qua, abbassa di là, e nel giro di cinque minuti la situazione aveva effettivamente cominciato a migliorare.

I due anziani signori (uno era addirittura sudafricano, ricordo) mi avevano detto: “Provi ad entrare nella roulotte, magari adesso è più stabile!“.

Ero salita sulla roulotte: in effetti la situazione era migliorata, ma non ancora abbastanza da passarci la notte.

Mi ero affacciata alla porta del rudere per chiedere ai due gentili di signori di continuare a lavorare col cric.

Loro avevano risposto qualcosa del tipo: “Sì, va bene!”, e poi si erano rimessi ad armeggiare intorno alla roulotte, anche se avevo capito che non erano proprio in formissima.

Quando si chinavano, sibilavano come un mantice per riprendere la forza e rialzarsi. Insomma, due veri gentleman che forse stavo anche per accoppare, vista la fatica che costava armeggiare con un cric anch’esso archeologico, cosparso di spore tetaniche.

Ed erano NUDI, perchè eravamo in un campeggio naturista, mentre io, la loro assassina, ero perfettamente vestita. CHE SCHIFO, avevo pensato, io sono vestita e quei due poveri cristiani che sto ammazzando sono NUDI, com’è giusto che sia in un campeggio naturista!

Allora, vinta da un empatico spirito cristiano e naturista, mi ero pudicamente spogliata nella roulotte, attenta a che non mi vedesse nessuno mentre compivo quel gesto DOVUTO alle mie vittime, e poi mi ero affacciata, completamente nuda, sulla porta della roulotte.

Così, con nonchalance, come se fino a pochi secondi prima non fossi stata completamente vestita.

Era stato in quel momento che mio figlio (allora tredicenne, credo) aveva pronunciato schifato la frase: “Mamma, sei già nuda!“.

Perché l’ultimo posto al mondo in cui vorrebbe andare un ragazzino di tredici anni è un cazzo di campeggio nudista pieno di tedeschi che fanno il bagno anche quando c’è un uragano e mangiano stufato di manzo e patate alle cinque del pomeriggio.

Naturalmente me n’ero sbattuta delle rimostranze di mio figlio, che peraltro non si era tolto il costume per tutta l’estate, per poi rifiutarsi IN MODO FERMO E DEFINITIVO di tornare in quel meraviglioso campeggio dove mi sembrava di stare in Paradiso.

Bene, adesso mio figlio ha compiuto diciotto anni e vuole passare l’estate a Milano da solo, senza di me. Io non glielo posso impedire ma soprattutto non ho più la responsabilità legale di doverlo accudire.

E così tornerò finalmente – senza mio figlio – in quell’adorato campeggio croato (fa anche rima).

STAY TUNED.

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4 thoughts on “Mamma, sei già nuda!

  1. Gisella ha detto:

    Per un attimo ho temuto un epilogo diverso (legato ai due vecchietti malmessi!)… Ahahahah

  2. Luca ha detto:

    bellissimo!!!

  3. Elda Stefanini ha detto:

    Ciao, splendido racconto con giusta descrizione del naturismo, che spesso viene scambiato per scambismo.
    Continuerò a leggerti 👋

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